Dicembre 2011 - Adesso ci vedo

La lettera di Natale di Padre Vincenzo Lumetta ai sostenitori delle Adozioni Scolastiche dell'OPAM a Barrio de Joventude a Criciuma. Una bella testimonianza di ciò che l’amore può compiere anche attraverso la nostra condivisione.

 


 

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Caro amico e benefattore,

come ogni anno rinnovo il mio grazie per l’aiuto manifestato a favore del tuo bambino sostenuto e di tutti i bambini che il “Bairro da Juventude” accoglie. Oggi sono piú di 1.450 che fanno parte della nostra grande famiglia missionaria.

Ho studiato tanta teologia, filosofia, pedagogia, psicologia dell’età evolutiva, ma i libri mi hanno insegnato poco rispetto alla realtà che si manifesta dietro la storia di ogni bambino che accogliamo.

Lui si chiama Lucas, fragile, spettinato, con gli occhietti sempre storti. Dorme in classe, non studia a scuola, dai suoi compagni di scuola è maltrattato come un cagnolino. Va sempre in giro con una borsetta custodendo qualcosa di prezioso: una matita, una gomma e un guaderno pieno di scarabocchi. Ogni qualvolta mi incontra un abbraccio forte, interminabile, non si vuole staccare. Ha qualcosa da dirmi: “Padre Vincenzo, non ci vedo”. “Come non ci vedi?”, rispondo. Era una malattia agli occhi che il bambino si portava con sé. L’ aveva presa giocando con i gatti randagi. Nessuno se ne era accorto. Ho parlato personalmente con la mamma e lei mi disse che non aveva mai notato niente di strano nella sua vista. Ma ne parlava come di una cosa distante dal suo amore materno. E’ rimasta silenziosa e insensibile. Quasi scrollandosi il peso del caso, come se fosse di un figlio che non le appartenesse. E in realtà non le apparteneva anche se da lei è stato concepito.
E’ stato frutto di un rapporto casuale che lei non sempre ha accettato. L’unica colpa del bimbo è di essere nato quando non doveva nascere. Questa non accettazione continua ancora oggi. Il bimbo quando ritorna a casa, non arriva felice, entra nella vecchia catapecchia in punta di piedi per non fare rumore, quasi per non farsi accorgere e incomodare qualcuno: la mamma. Sono cinque in famiglia. Lui è l’indesiderato, il pulcino nero.
Oggi ha 8 anni. Lucas è nato nella missione ed è stato accolto nel nostro Centro quando aveva 3 mesi. Povero bimbo, solo adesso ha avuto il coraggio di dire: “Non ci vedo”. E di certo questa malattia se la portava da tempo. Una maestra e l’assistente sociale avevano confermato la mia preoccupazione. La mamma non aveva dato ascolto, non si era preoccupata. Per lei Lucas era come un gattino che miagolava tutti i giorni cercando un po’ di latte per sfamarsi, come uno dei tanti di cui la sua casa era piena. L’ho portato dall’oculista che ha indicato la cura esatta e le lenti adatte. Dopo aver fatto la cura, mi reincontra nello spiazzo della ricreazione, mi viene incontro e mi dice: “Padre Vincenzo, adesso ci vedo!”. Sapeva distinguere i numeri, le lettere, i colori. Non dormiva più in classe. Adesso il suo zainetto che portava a tracolla conservava un’altra cosa più importante: un libro. Era tutto quello che lui desiderava. Vedere per poter leggere e scoprire la realtà che lo circondava. Adesso non è piú relegato in un angolo, ma corre insieme agli altri perché si sente libero. Ha scoperto la bellezza del mondo e della natura. Si è fatto più coraggioso. E’ migliorato tantissimo nello studio.

Grazie Lucas, perché anch’io adesso ci vedo. Quante volte sono passato davanti a te e nella mia indifferenza non avevo letto il tuo desiderio di parlare e di comunicare il tuo dramma. Cosa valgono tanti studi se non si riesce a scoprire il sentimento che passa in ogni bimbo?Per questo chiedo al Signore: “Dammi o Signore occhi per vedere sempre la sofferenza altrui e orecchie per ascoltare il loro grido di aiuto”. Il rischio più grande di chi lavora con i poveri è assuefarsi al loro stato. 

Sono passati già più di 15 anni. Una storia terribile. Beatriz non veniva più a scuola. Una bella bambina, intelligente e amante dello studio. Sono andato a casa sua e per vergogna si nasconde dentro l’armadio. Entriamo nella baracca, era a soqquadro. I segni di una notte di morte e di odio. Ci racconta l’accaduto. Il papà arriva come sempre ubriaco, la moglie chiede spiegazioni e lui preso dalla pazzia si lancia contro la moglie con un “machete”. La donna si schiva difendendosi con le mani e le braccia. Numerosi colpi la raggiungono. Cade per terra, sangue dappertutto. I figli tentano di bloccare il pazzo papà omicida. Lui fugge braccato dalla polizia. La mamma di Beatriz soccorsa dai 6 figli ancora bambini, tutti nostri alunni, riescono a salvarla. Nella memoria di quella bimba ancora oggi è rimasto questo tremendo ricordo indelebile. Ma lei lo ha superato. La sua fede in Dio, il suo amore allo studio, la sua caparbietà, la sua vivacità nel rapportarsi, hanno vinto ogni paura e il preconcetto. Finisce le medie. Frequenta il liceo, lavora come office-boy e comincia l’università. Tutto questo tempo è stata con noi, una famiglia italiana l’ha sostenuta nello studio. Arriva il 14 di Settembre 2011. Finalmente realizza il suo sogno. Si laurea in Economia e Commercio. Anche lei finalmente, adesso ci vede. La vita gli ha aperto uno spazio di luce per un futuro migliore. 

Caro amico e benefattore, grazie per il tuo aiuto costante che ci dai per aiutare il tuo bambino sostenuto e tutti i nostri 1.450 bambini. Sai bene che per sostenere la missione con tanti bimbi e adolescenti abbiamo bisogno di tanto aiuto e solidarietà. Anche Gesú non è stato riconosciuto. Non c’era posto per lui, lo aspettava solo una stalla.Chiediamo a Lui occhi per vedere il volto del bambino che soffre, disperato, maltrattato, bisognoso di amore e di un abbraccio paterno e materno. Andiamo distratti e preoccupati, ciechi nel buio di un mondo senza speranza e futuro, anche noi abbiamo le preoccupazioni della vita, i dolori della sofferenza, l’incomprensione, la rabbia del grido disperato. E nessuno ci ascolta.

“Adesso ci vedo” è l’espressione di chi si è incontrato con se stesso, con Dio, con la famiglia e con il mondo. Da questo momeno nasce la vera felicità, perché il sentimento di ognuno è illuminato dal vero senso della vita. 

AUGURI DI UN SANTO NATALE E DI UN FELICE 2012!
Un ricordo nella preghiera.
P. Vincenzo Lumetta