Maggio 2011 - La mia prima assemblea



LE IMPRESSIONI DI SILVIA NADALINI SULL'ASSEMBLEA DEI SOCI OPAM




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Da anni ormai collaboro “a distanza” con l’OPAM, ma solo sabato 21 maggio 2011 ho finalmente conosciuto di persona tanti amici dell’OPAM  condividendo con loro momenti intensi ed indimenticabili. L’assemblea generale della nostra associazione infatti non è meramente un dovuto quanto importante atto di trasparenza gestionale, consuntiva e di programmazione, è molto di più. E’ una occasione di riflessione. E’ una opportunità imprescindibile per riconoscere la concretezza tanto dei progetti portati a termine quanto delle nuove sfide e delle ipotesi di intervento che potranno realizzarsi effettivamente nel prossimo futuro. Tutto questo lavoro implica delle conoscenze e delle analisi non solo geopolitiche ed economiche, ma, secondo la filosofia che guida gli intenti dell’OPAM, tutto questo lavoro deve basarsi su reti di relazioni umane e nutrirsi di rapporti umani, di amicizia, di fede.
Naturalmente ogni ONLUS deve esibire un bilancio, fatto di numeri, di cifre in entrata ed in uscita. Ma il bilancio delll’OPAM non sta in quanto viene speso in denaro; sta in quanto si riesce a trasmettere ed in quanto amore è nascosto dietro a quelle cifre.
E’ questo che fa sì che tutti noi ci sentiamo coinvolti e partecipi di ciò che viene realizzato, presenti nel lavoro che continuerà nel futuro, indipendentemente e in autonomia relativamente al  nostro primo intervento di aiuto e finanziamento. E’ come se seminassimo qualcosa, e quel “seme “ crescesse sia lontano, in Africa, in Asia, in Latinoamerica, dove prevalentemente si realizzano i nostri micro-progetti, ma anche dentro di noi.
Non avevo mai toccato così da vicino l’importanza e la profondità dell’azione dell’OPAM, una alfabetizzazione sia letterale che dei sentimenti. Forse è questo il segreto, se così si può dire, della nostra associazione, il punto di forza reale: contribuire alla alfabetizzazione laddove non ci sono scuole, ma ciò che ci viene restituito, se sappiamo ascoltare e lasciarci coinvolgere, è una alfabetizzazione al mondo, alla vita, alla ricchezza della diversità, all’amicizia, alla potenza del dare, alla gratuità del dono.
E così sono rientrata a casa portandomi via una leggera cartellina con pochi fogli, bilancio consuntivo e di previsione, ed il cuore gonfio e riempito fino all’inverosimile del sorriso e dell’entusiasmo contagioso di suor Elvira Tutolo, per esempio, solo per citare una grande amica dell’OPAM. Suor Elvira mi ha coinvolta fino a commuovermi  con le sue parole ed ospitata, davvero, mi sono sentita trasportata da Roma all’Africa in un istante, presso il “suo” centro culturale di Berberati, mentre guardavo le diapositive degli amici delle famiglie dei papà Kisito, con cui suor Elvira ha illustrato il racconto delle loro storie e di questa esperienza straordinaria di adozione.
Mi sono innamorata di papà Moïse e Colette, dei loro sette figli, tre di “pancia” e quattro del “cuore”, tutti fratelli e sorelle; di papà Gervais e mamam Frédérique, e di tante altre famiglie Kisito; abbiamo fatto amicizia con Christian, ex-bambino stregone, bambino di strada, oggi giovane pieno di fiducia e forza, che lavora presso il centro “Sara mbi ga zo” (Aiutami a diventare uomo) che è impaziente di poter diventare a sua volta un papà Kisito, e di molti altri.
Ho conosciuto suor Espérance Kibinda, che è impaziente di ripartire per il suo Congo dove sogna di occuparsi di bambini reclusi nelle carceri. Ho incontrato la maestra Elvira Costarella di Noto, socia  dell’OPAM, che ha coinvolto i suoi piccoli allievi in una attività didattica per cui Berberati (Rep. Centraficana) e Noto (Italia),  condivideranno una maestra ed un maestro, così lontani eppure così vicini, uniti grazie al progetto “Adotta un maestro” (per saperne di più).  Ho conosciuto tante persone di buona volontà, accomunate dal sorriso e dall’amicizia. Sarebbe arduo citarle tutte, ma la cosa più importante è che ho scoperto che ogni amico dell’OPAM è portatore di un’idea, di un consiglio, di un’iniziativa e che la nostra associazione è un po’ diversa dalle altre, perché qui da noi non esistono benefattori e beneficiati, ma solo benefattori. Sembra paradossale, è vero, ma è proprio così: non si capisce bene, in realtà, chi dà e chi riceve, perché vedere la realizzazione dei progetti, il loro concretizzarsi, il loro evolvere, dà una energia enorme, che è davvero difficile descrivere ancora di più dopo averne fatto esperienza, e ci rende consapevoli della nostra mutua interdipendenza e della potenza dell’amore, quando è  condiviso con gioia.
Silvia Nadalini