Ottobre 2021 - World Teachers' Day

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Giornata Mondiale degli Insegnanti 2021

Suor Anna Monia Alfieri all’OPAM: «Tutto il mondo è Paese, uniti contro la povertà educativa»

 

Roma, 5 ottobre 2021. «Tutto il mondo è Paese. Per questo è necessario unire le forze contro la povertà educativa. Perché emancipare il povero fa paura in tutto il mondo, in quanto lo rende libero, ne fa un cittadino». È l’appello di Suor Anna Monia Alfieri - giurista, economista, esperta di politiche scolastiche, delegata USMI alla Consulta pastorale e al Consiglio nazionale scuola della CEI - intervistata nel numero di ottobre della rivista OPAM, in occasione della Giornata Mondiale degli Insegnanti 2021. «Porre la scuola al centro per dare un futuro ai giovani. È questa la “riforma epocale” che serve alla società e che non si può più rimandare, dal Nord al Sud del Mondo». 

«Nel nostro Paese la scuola deve tornare ad essere un ascensore sociale, mentre nei Paesi del Sud del Mondo deve iniziare ad esserlo», spiega Suor Alfieri, sottolineando come la scuola potrebbe assumere anche una funzione importante di mediatore per facilitare e favorire il dialogo tra Nord e Sud del Mondo. 

«L’Italia è paradigmatica, per certi aspetti, riguardo alla situazione mondiale. Il nostro sistema scolastico nasconde ancora molte sacche di esclusione, oltre che di vera e propria resistenza delle scuole “di frontiera”. Da qui l’urgenza di realizzare un patto educativo globale” per evitare la “catastrofe educativa”, come chiesto da Papa Francesco, che ha portato alla sperimentazione dei patti di comunità, del piano estate 2021 e alle novità introdotte dalla legge di Bilancio in seno ad un governo di unità Nazionale. In particolare i patti di comunità, dando applicazione ai principi costituzionali di solidarietà, comunanza di interessi e sussidiarietà orizzontale per irrobustire alleanze educative, civili e sociali di cui la scuola è il perno ma non l’unico attore, sembrano rispondere concretamente all’appello del Papa», spiega Suor Alfieri. 

«Un modello che diventa il metodo di approccio della scuola, dal post Covid in avanti, perché i giovani sono un bene pubblico ai quali tutti dobbiamo dare di più. Purtroppo, non sempre negli Stati del Sud del Mondo c’è questa basilare consapevolezza». Ecco perché il dialogo tra Sud e Nord del Mondo e lo scambio di esperienze può assumere una funzione importante di arricchimento reciproco. 

«Proprio nei Paesi del Sud del Mondo a farsi carico della responsabilità educativa sono ancora oggi quasi esclusivamente le scuole cattoliche. Una sfida enorme per questi istituti, nati come era accaduto in Italia, soprattutto per i poveri, per strappare i ragazzi ai pericoli della strada». Tuttavia, «l’aver lungamente impedito in Italia la libertà di scelta educativa dei genitori ha portato le scuole paritarie dei poveri ad indebitarsi, prima, per rendersi accessibili, e a chiudere, poi. Tutto questo a scapito del pluralismo educativo che invece potrebbe consentire una sana competizione fra le scuole, elemento che innalza il livello di qualità, fa risparmiare tanti danari da investire nella tecnologia, nei docenti, nella formazione degli stessi. Eppure la riforma tanto attesa, quella verso “autonomia, parità e libertà di scelta educativa” così semplice, immediata, in Italia è ferma da 20 anni, perché emancipare il povero fa paura in tutto il mondo».