Luglio 2021

 
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10 Luglio 2021

Reverendo Don Robert, cari Amici dell’OPAM, 

saluti dal villaggio di Natandol!

Siamo arrivati alla fine dell’anno scolastico 2020-2021, nessuno pensava che la pandemia durasse così tanto e che per tutto l’anno lo studio rimanesse a distanza. Tuttavia, dobbiamo prepararci perché secondo le notizie comunicate dal Ministero dell’Istruzione anche il prossimo anno scolastico continuerà con questo sistema. Ora questo termine spaventa di meno perché si è fatta l’esperienza e alla fine, considerando i risultati degli esami finali, dobbiamo riconoscere che l’impegno da parte di tutti, studenti, insegnanti e famiglie ha portato buoni frutti. I bambini e ragazzi di Natandol sono stati fortunati perché, non essendo il villaggio colpito da casi covid-19, è stato possibile organizzare l’attività del doposcuola e della mensa regolarmente, sempre nel rispetto delle regole fissate dalle autorità locali. Durante i tempi di stretto lockdown sono state le insegnanti a raggiungere i ragazzi nelle loro case, poi siamo riuscite ad organizzare la frequenza del doposcuola con gruppi ridotti e stabilendo dei turni per i ragazzi. Anche i piccoli della scuola materna hanno avuto la possibilità di ritornare a scuola, con molto sollievo da parte dei genitori. Tanti di loro hanno perso il lavoro durante la pandemia e cercare di provvedere al sostentamento giornaliero in una piccola isola è difficile, purtroppo sono aumentate malattie, depressioni e episodi violenza domestica. Ma è bene riconoscere anche i segni positivi che sono nati da questa lunga esperienza: maggiore responsabilità nei confronti dell’ambiente, consapevolezza dei beni che sono a nostra disposizione, solidarietà e la valorizzazione del tempo da dedicare ai figli, anche studiando insieme. Abbiamo chiesto ai ragazzi di scrivere la loro esperienza durante la pandemia ed è stato bello vedere come sono stati capaci di apprendere non solo dalle lezioni scolastiche ma dalla vita stessa.

Come dicevo, a Natandol il Centro OPAM con l’attività Doposcuola e Mensa ha funzionato quasi tutto l’anno, o lavorando insieme ai ragazzi o preparando per loro lezioni e pasti che poi sono stati recapitati nelle loro abitazioni. 

Il vostro sostegno e il vostro affetto sono stati fondamentali. Insieme ai 60 bambini della Scuola Materna, ai 60 ragazzi del Doposcuola e le loro famiglie vi rinnoviamo la nostra gratitudine insieme alla preghiera. Il Signore vi custodisca e vi doni salute.

Suor Rosanna Favero 

 

P.S. Mi piacerebbe inviarvi tutti i temi scritti dai nostri ragazzi. Ve ne trascrivo uno per tutti. 

 

Natandol 

Ricordo quando la mamma mi svegliava al mattino presto per andare a scuola. Fuori era ancora buio e volevo continuare a dormire, specialmente durante la stagione delle piogge ma la voce della mamma era insistente. E’ vero, tante volte ho camminato verso la scuola sperando che la maestra non ci fosse o che le lezioni terminassero in anticipo. Qualche volta andavo a scuola con la paura nel cuore perché non avevo studiato bene o non ero riuscita a terminare i compiti. Qualche volta non volevo andare a scuola perché avevo litigato con i miei compagni. Tuttavia non è sempre stato così. Tante volte mi svegliavo da sola, contenta di iniziare il lungo cammino verso la scuola anche se era buio o pioveva. Con i miei amici potevamo vedere le piante crescere e dare frutti e anche gli effetti della siccità o dei tifoni. Potevamo giocare e raccontarci tante cose. La scuola era un po’ come essere a casa, le notizie passavano veloci da una classe all’altra, a volte belle a volte meno belle. C’era il tempo di ascoltare l’insegnante e spesso ho pensato che era proprio un tempo lungo come l’essere interrogati alla lavagna, quello di fare ricreazione quando le nostre grida coprivano il suono della campana per ritornare in classe. Poi all’ora di pranzo io andavo al Centro OPAM con i miei amici dove i nostri piatti erano già pronti. A volte mi chiedo perché non ho saputo vedere l’importanza di tutti questi momenti che ho consumato in fretta e a volte con il broncio. E’ arrivato il coronavirus a farmi capire il valore di quello che mi era dato di vivere, il lockdown ci ha obbligato a stare dentro casa. I primi giorni ero contenta, la mamma non ci chiamava presto, non potevamo uscire e quindi neanche aiutare nei lavori fuori, pensavo che era bello vivere senza impegni. Ma ho capito presto che non era così, la mamma era sempre preoccupata e se ci ammaliamo e se non si può andare a lavorare cosa mangeremo... questa lamentela la sentivo anche tra i vicini. All’inizio non ero preoccupata ma poi ho capito che il problema era grande e poi ho sentito sempre di più la nostalgia della scuola, dei miei compagni, delle avventure quotidiane lungo i sentieri del nostro villaggio fino alla scuola e poi al Centro OPAM, dove potevamo continuare ad imparare e fare i compiti. Quanto mi mancavano e mi mancano questi luoghi. Quasi non riesco a pensare che è passato un intero anno scolastico senza andare a scuola, abbiamo studiato in casa attraverso i moduli, ma con quanta fatica. E da soli. Veramente noi qui in Natandol siamo stati fortunati perché le suore ci hanno aiutato a ricevere regolarmente i moduli e le insegnanti del Centro sono venute a trovarci e ci hanno aiutato a studiare in questo nuovo modo che spero finisca presto. Qualche volta ci è stato dato il permesso dal capitano del villaggio di andare al Centro per il doposcuola, le suore hanno provveduto a dei laptop per studiare insieme e qualche volta per vedere qualche filmato. Sempre col permesso del capitano del villaggio, quando non c’era pericolo di contagi nell’isola, siamo potuti andare alla Mensa per il pranzo, ma dovevamo fare i turni per rispettare le distanze. Sono stati i momenti più belli della pandemia. Le suore hanno preparato pacchi di riso e alimentari per ogni famiglia e poi hanno inventato un sistema per la distribuzione del pranzo per mezzo di cestini colorati. Che fantasia! E ora capisco quanto è importante per chi ci sostiene aiutarci a studiare, la pandemia non ha fermato il loro impegno, il loro desiderio di crescita per noi. Pensando a tutto questo rabbrividisco e un po’ mi vergogno di non aver apprezzato sempre ciò che ricevevo, di averlo dato per scontato. Ma ora ho capito, ho tanta nostalgia di poter tornare a scuola e ho deciso che sarò più responsabile. La possibilità di studiare è un dono immenso, la pandemia mi ha insegnato questo valore e anche a pensare agli altri, a pregare e conoscere la realtà di tanti paesi che come il nostro sono stati bloccati dal virus e dal timore dei contagi. Ho capito che anche quando sembra che non possiamo fare nulla c’è sempre qualcosa che possiamo fare e che questo parte da noi. A nessuno piace portare la mascherina ma so che dobbiamo farlo per salvaguardare il bene di tutti. Quando non c’era più riso, le nostre mamme lo hanno messo in comune e diviso fra tutti, non avevo mai sperimentato questo, ho capito che dobbiamo imparare ad affrontare le difficoltà insieme.

Ora attendiamo di sapere quando inizierà il prossimo anno scolastico e se sarà ancora a distanza. Nel mio cuore desidero poter tornare a scuola, tuttavia voglio dire grazie a quanti ci hanno aiutato durante questi sedici mesi di pandemia. Quando sono ritornata al Centro OPAM ho provato una gioia grande, mi è sembrato che tutto fosse nuovo, invece no, non era cambiato nulla. Ero felice e grata per tutto quello che i nostri benefattori, nonostante le loro ferite dovute alla pandemia, hanno continuato a fare per noi.

Con gratitudine,

Abegel Magbanua