Natale 2021

 
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Natale 2021

Carissimi Amici e Benefattori,

abbiamo iniziato l’anno 2021 con tanta speranza di poter riprendere la vita normale, di poter mettere fine al sofferto capitolo della Pandemia, di ritornare a scuola e alle tante attività e lavori che il Covid-19 ha costretto a mettere da parte. Non è stato così. A Mindoro, come in tanti altri paesi, quest’anno ha portato più difficoltà a causa della prolungata chiusura, la conseguente impossibilità di lavorare e l’aumento di contagi e decessi. Nel mese di Maggio nell’isola di Mindoro il virus ha raggiunto tutti i villaggi e, poiché nell’isola non ci sono strutture sanitarie e centri di isolamento o quarantena adeguati, è stato deciso di isolare le famiglie, le aree o i villaggi a seconda del numero di contagi. La pandemia ha lacerato un tessuto familiare, sociale e lavorativo già debole. Si è cercato di tirare avanti in tutti i modi cercando di attingere forza dalla resilienza e capacità di adattamento molto presente nel popolo filippino ma in molti casi le situazioni sono arrivate davvero al limite della miseria e dignità umana. Una mamma ci ha detto: “Non avrei mai immaginato di sperimentare tutto questo. Siamo sempre stati poveri ma non aver nulla da dare da mangiare ai figli, niente di niente, è un dolore troppo grande. Farei qualsiasi cosa, qualsiasi lavoro, ma siamo costretti a non fare nulla... non mi fa paura il virus ma temo per la vita dei miei bambini”.  

Quante storie dolorose ha scritto il Covid-19, ne abbiamo potuto conoscere tante attraverso i nostri collaboratori, le persone che ci hanno contattato per chiedere aiuto e le lettere dei nostri ragazzi. La sofferenza di assistere ammalati in casa e la paura del contagio, il senso di colpa degli ammalati e dei famigliari sapendo di costringere i vicini ad un forzato isolamento con le conseguenti privazioni e difficoltà. La frustrazione di genitori, insegnanti, personale sanitario e anche di noi religiose nel dover accettare le restrizioni imposte e quelle derivanti dalla mancanza di mezzi. Rose Mae, una delle nostre alunne, ha scritto: “Ho tanta nostalgia di ritornare a scuola con i miei amici, di frequentare la parrocchia, di vedere mamma e papà sereni e non sempre affaticati e preoccupati. Prima, quando tornavano a casa dal lavoro nei campi, erano stanchi ma in casa eravamo sereni, ora invece anche se ci sorridono si vede che sono tristi. Ma quello che mi dispiace di più è vedere che i miei fratelli più piccoli si sono abituati a stare solo qui in casa e a non uscire mai. Sembra che il virus abbia rubato loro un anno di vita, di esperienze, gioco con gli altri, di stare con i nonni che vivono in un altro villaggio... non è giusto tutto questo.”  

E’ vero, il virus sta continuando a rubare momenti importanti da vivere insieme, occasioni per apprendere, celebrare e purtroppo anche persone care. “Quando mi hanno detto che mio papà era all’ospedale, ho capito che non l’avrei più visto. Solo gli ammalati di Covid-19 erano ricoverati ed è stato così. Non è più tornato a casa”, ha scritto Queshey. Così anche Romel ancora non riesce ad accettare che sua sorella non ci sia più. E tanti altri hanno perso la mamma o il papà o i nonni. Recentemente l’arrivo dei vaccini nell’isola ha portato speranza, si attendeva da lungo tempo e finalmente le vaccinazioni sono iniziate anche nelle province. Confidiamo che possano aiutare a togliere almeno alcune barriere.

Ripensando ai 20 mesi passati incontriamo memorie di tanta sofferenza causata della pandemia. Mancanza di lavoro, impossibilità di curarsi, procurarsi le medicine necessarie, di riparare le abitazioni rovinate dalle abbondanti piogge e dai tifoni che non sono mancati anche in questo tempo, la fatica di studiare da soli e con la scarsità di mezzi di comunicazione, la solitudine di persone anziane, ammalate... Ma ci sono anche e soprattutto memorie di tanto bene, solidarietà e vicinanza che sono stati miracoli nella vita delle persone. Troverete nelle lettere dei vostri ragazzi tanta gratitudine per essere giunti fino alle loro case portando il vostro aiuto, affetto, incoraggiamento. Papa Francesco proprio ieri ricordava quanto è difficile alzare il capo durante le sconfitte, il dolore, durante i momenti drammatici e le tribolazioni personali. Ma è proprio nei momenti in cui tutto sembra finito che il Signore viene a salvarci... e lo fa attraverso i fratelli che come voi non si stancano di condividere i propri beni, che portano speranza e vita.

Il Signore ricompensi voi e tutti coloro che hanno garantito istruzione, riso, cibo, medicinali e cure ai 1491 bambini e ragazzi sostenuti a distanza e alle loro famiglie. Benedica quanti hanno permesso la continuità delle Mense assicurando un pasto giornaliero a 420 bambini e, a seconda delle necessità, ad anziani bisognosi. L’Emanuele prenda dimora nel cuore di chi condivide la sofferenza di popoli privati della libertà, pace, giustizia, diritto di vivere con dignità, di studiare, lavorare ed esprimere il proprio pensiero e scelte. Il mio pensiero va in questo momento ai fratelli del Myanmar, alle nostre consorelle, bambini e famiglie che hanno accolto come rifugiati e che voi continuate a sostenere con il vostro aiuto spirituale e materiale. La vostra solidarietà è luce che illumina l’oscurità di paura e rabbia, asciuga lacrime, accompagna la preghiera, è forza che aiuta a rialzare il capo e vedere Gesù che viene per dimorare con noi. GRAZIE! 

Buon Natale!

Suor Rosanna Favero, consorelle e collaboratrici