Don Carlo Muratore, nasce a Perletto (Cuneo) il 3 agosto 1917. Riceve l’ordinazione sacerdotale il 2 giugno 1940 ad Alba alla vigilia dello scoppio della guerra. Dal 1941 al 1945 è cappellano militare e sperimenta la sofferenza di un campo di concentramento nella Francia del Sud. Nel 1946 è cappellano del lavoro in fabbrica a Roma. Dal 1948 al 1963 svolge servizio missionario in Venezuela, nella zona dell’Orinoco, come sacerdote “fidei donum”. Si distingue per la sua attività a favore delle etnie più povere costruendo asili, scuole, chiese. Contemporaneamente presta la sua opera di cappellano delle carceri. Proprio in Venezuela, a contatto con la miseria degli indios sfruttati e ingannati, perché analfabeti e quindi incapaci di difendersi, nasce l’idea embrionale dell’OPAM: fornire i mezzi ai poveri per un loro riscatto mediante l’istruzione. Tornato in Italia lavora dal 1963 al 1971 come Segretario del Comitato Episcopale Italiano per l’America Latina (CEIAL), mettendo la sua esperienza missionaria a servizio delle prime schiere di sacerdoti diocesani che, accogliendo l’invito del Concilio, si preparavano a partire per aiutare le chiese sorelle di quel continente. Sostenitore convinto delle indicazioni del Concilio e forte della sua personale esperienza nel settore il 24 maggio 1972, festa di Maria Ausiliatrice, in collaborazione con altri missionari fonda l’OPAM divenendone il primo Presidente.
"Contro la fame nel mondo cambiamo il modo di aiutare"
Non fu un periodo facile. Lo ricordava lui stesso:“ Avevo allora 55 anni. La fondazione dell’OPAM mi causò tante umiliazioni. Ero allora co-Presidente con Mons. Nervo e Mons. Salvi della Caritas Italiana. Tutti i sacerdoti che venivano in Caritas mi prendevano in giro dicendo: “Caro don Carlo, hai già istruito tutto il mondo?” e mi voltavano le spalle". Don Carlo però continuava a coltivare nel cuore quell’intuizione e scriveva: "Contro la fame nel mondo dobbiamo cambiare il modo di aiutare, assieme al cibo e alle medicine occorre dare ai poveri l’istruzione perché riacquistino la propria dignità e autonomia senza dover dipendere sempre dagli altri"
Fu Paolo VI nel 1974 a incoraggiarlo: “La faccia bene quest’opera, perché è un segno di Dio...” e l’anno successivo gli concesse una sede per l’OPAM in via Monti della Farina, per “questo grande servizio a beneficio dell’umanità e della Chiesa”.
Ma non si tratta solo di raccogliere e inviare fondi: Don Carlo è attento all’opera di sensibilizzazione e di educazione alla solidarietà e alla fraternità anche qui in Italia. Per questo si prodiga in un’opera di informazione e formazione mediante gli articoli sul giornale dell’OPAM. E’ infaticabile promotore di incontri, iniziative nelle scuole dove trova terreno fertile e collaboratori generosi; percorre l’Italia conquistando con il suo sorriso accattivante e la limpidezza dei suoi ragionamenti l’adesione di tanti amici che permetteranno all’OPAM di decollare e allargarsi anche oltre i confini dell’Italia. L’OPAM comincia a vedere i frutti dei primi microprogetti di alfabetizzazione nei Paesi del Sud del Mondo in America Latina, Africa, Asia. Piovono le richieste soprattutto di missionari, sacerdoti, suore e laici impegnati sul fronte della promozione soprattutto dell’infanzia e della donna. Iniziano anche le adozioni scolastiche a distanza. L’8 settembre 1982, nella Giornata Mondiale dell’Alfabetizzazione che l’OPAM celebrerà ogni anno, spesso unica voce in un deserto di indifferenza, riceve la menzione d’onore dall’UNESCO “per l’impegno profuso nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul problema dell’analfabetismo nel mondo.”Nel 1984 l’OPAM viene riconosciuta Ente giuridico, nel 1991 Organizzazione non Governativa (ONG) e successivamente anche come Onlus (Organizzazione non lucrativa di utilità sociale).
Nel 1990, anno internazionale dell’alfabetizzazione, l’OPAM riceve dalla Conferenza Episcopale Italiana e da Giovanni Paolo II attestati di gratitudine e incoraggiamento per la sua azione. Nel 1992 al convegno dei 20 anni dell’OPAM partecipa il Presidente della Repubblica on. Luigi Scalfaro. Anche Giovanni Paolo II non gli farà mancare la sua stima e la sua benedizione. Ma nel 1997, colpito ripetutamente da ictus cerebrale, Don Carlo lascia l’OPAM, ma continua a seguirla a distanza con attenzione e amore, offrendo la sua malattia per questa creatura che tanto gli è costata in impegno e passione. Gli ultimi anni trascorsi nell’immobilità gli hanno riservato anche gioie profonde nel vedere che la sua opera non è morta, come temeva: altri hanno raccolto il testimone e seguito le sue orme.
Il 15 dicembre 2003, Don Carlo, prete dal cuore grande e dalla fede salda in Dio e nell’uomo, giunge alla fine del suo cammino terreno durante il quale si è battuto coraggiosamente perché migliaia di bambini, uomini e donne di ogni parte della terra potessero sperimentare la bellezza di poter leggere e scrivere. Ora riposa a Cortemilia (CN) e dal Cielo continua a prendersi cura, attraverso la sua OPAM, dei tanti poveri del mondo che in tutta la sua vita ha amato e servito.