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Dal “Camillian Social Center” di Chiang Rai
Carissimi Amici dell’OPAM,
la mia lettera di Natale vi raggiunge in tempi difficili. E’ evidente che il Covid-19 sta cambiando profondamente le nostre vite. Questa pandemia certamente non è un castigo di Dio ma, come tutte le situazioni critiche, anche questa che stiamo vivendo ci induce a confrontarci con noi stessi. I pensieri che genera in noi, le mutate relazioni col prossimo, la visione di un mondo impaurito e indifeso sono solo alcune delle lezioni che il virus impartisce a tutti noi ormai da quasi un anno.
Il pensiero va alle tante epidemie e alle tante catastrofi sanitarie, spesso peggiori di questa, che hanno investito nel passato anche recente i paesi poveri. Noi pensavamo di vivere tranquilli nelle nostre città ben attrezzate e protette e di queste sofferenze, lontane dalle nostre vite, ci limitavamo a leggere una breve notizia nella cronaca del giornale o ad ascoltare un giornalista frettoloso al TG della sera. Qualche volta abbiamo inviato un aiuto in denaro. Oggi, col virus che striscia sui muri delle nostre case, abbiamo forse capito che nessuno è veramente al sicuro, che nessuno si salva da solo. Il mondo è vasto ma il dolore e la paura percorrono strade privilegiate, brevi e veloci. Il Papa ci ha ricordato che da una crisi non si esce mai come si è entrati: o si esce migliori o si esce peggiori. La scienza ci aiuterà a raggiungere la fine di questo tunnel, ma ciascuno di noi ha la sua parte da fare perché solo insieme agli altri, come sempre, riusciremo a far fronte a questa difficoltà. E torneremo a sorriderci senza doverci nascondere dietro ad una mascherina.
E noi? Noi in questo angolo di colline boscose nel sud-est del mondo, come ce la passiamo? Permettetemi allora di raccontarvi qualcosa della nostra situazione. Le scuole hanno aperto con due mesi di ritardo e la pandemia sembra essere sotto controllo. Alle chiare disposizioni restrittive imposte dalle autorità, tutta la popolazione ha risposto con attenzione, serietà e responsabilità. Tutta la Thailandia si è chiusa al turismo e ancora lo è. Questo ha fatto sì che, nonostante molti paesi asiatici siano nel pieno di una grande emergenza, in Thailandia i casi siano molto limitati. Anche noi qui nel Centro abbiamo avuto solo problemi di quarantena ma nessun positivo. Alcuni dei ragazzi hanno parenti negli Stati e nelle province confinanti e al ritorno sono stati obbligati per precauzione a restare chiusi per due settimane. Alcuni sono stati portati dal confine direttamente in luoghi prescelti e noi dovevamo assicurare la presenza di un assistente. Per altri è stato permesso fare la quarantena nei loro villaggi, ma in isolamento. Per loro sono state costruite capanne in legno e bambù, al limitare dello stesso villaggio, e venivano assistiti dai compaesani che portavano acqua, cibo e vestiti.
Anche i villaggi si erano isolati mettendo sulle strade e sui sentieri di accesso dei grossi tronchi, in modo da impedire l’ingresso a chiunque. Quando è stato poi possibile raggiungerli, li abbiamo visitati tutti e abbiamo portato loro il materiale didattico che il Ministero dell’Istruzione aveva preparato per ogni studente, in modo da seguire da casa il programma scolastico. Ora siamo tornati alla normalità anche se l’allerta da parte delle autorità è sempre alta.
Proprio perché i tempi sono così difficili, vi auguriamo di cuore che Gesù Bambino vi aiuti a trovare nel Natale la serenità e quella nostalgia dei Natali quando bastava poco per essere contenti. E che il nuovo anno ci faccia ritrovare la normalità che tanto ci manca.
Con riconoscenza,
Fr. Gianni Dalla Rizza