Aperto e chiuso dalle immagini di repertorio dell'abbattimento nel 2001 delle due millenarie sculturedi Buddha nella valle di Bamiyan, in Afghanistan,considerate idolatre dai talebani, Sotto le rovine del Buddha è primo film della giovanissima regista iraniana Hana Makhmalbaf,(19 anni al tempo della realizzazione del film), ultima del celebre clan di cineasti, sorella di Samira e del grande regista Mohsen.
E’ in questo contesto che si svolge la storia di Bakthay, una bambina di 6 anni il cui desiderio più grande è quello di andare a scuola. La telecamera a mano segue la piccola mettendo in luce tutte le difficoltà che ostacolano il suo sogno: la povertà, la sua condizione di bambina che la relega a casa ad accudire il fratellino e mentre la mamma svolge i lavori quotidiani, un mondo di adulti indifferente alle esigenze dei bambini, le prepotenze e i soprusi da parte di una banda di coetanei maschi che hanno già assorbitogli atteggiamenti violenti e discriminatori del mondo adulto circostante,l’insicurezza creata dalla guerra.
Lo stile è quello di un documentario in cui la telecamera sostituisce il movimento dell’occhio umano fermandosi davanti a ciò che interessa quasi fosse un incontro fortuito, conservandola spontaneità delle espressioni e dei volti dando l’impressione della assenza di sceneggiatura.
La continua ricerca di uno spazio vitale e le difficoltà di movimento, da parte della protagonista nelle diverse scene (le carcasse di animali al mercato, le asperità del territorio, la scuola, attraversamento di un gregge e di una mandria…) sono l’icona dello sforzo necessario specialmente ad una bambina, per crearsi con forza e determinazione uno spazio vitale. La fatica estrema di vivere e la mancanza di libertà diventano tangibili e drammatiche .
La sensibilità verso le problematiche di natura sociali, leitmotiv dei lavori del padre, appare centrale anche nell'operaprima della giovane regista che abbraccia la tradizione neorealista di gran parte della cinematografica iraniana.
La cultura della violenza, la discriminazione femminile, l'infanzia negata,la difficoltà dell'educazione, la visione dell’occidente… sono temi cardine a cui la piccola protagonista cerca di sottrarsi ingaggiando una lotta ostinata. Il suo desiderio di leggere perché una favola renda meno dura la realtà fa di Bakthay l’incarnazione eroica della libertà che tinge di speranza (il verde del vestito, il rosso del rossetto…) un presente grigio di polvere e di morte. Il film ha ottenuto consensi e premi in tutto il mondo (Montréal, San Sebastian, Berlino, Roma, Hong Kong).