8 SETTEMBRE 2017: GIORNATA INTERNAZIONALE DELL'ALFABETIZZAZIONE

 
La storia non aspetta: la sfida dell’alfabetizzazione nell’era del digitale.  
 
Le considerazioni di Stefania Ricci, socia e volontaria OPAM.
  

 

 

 

 

La storia non aspetta: la sfida dell’alfabetizzazione nell’era del digitale

Il tema della giornata mondiale dell’alfabetizzazione 2017, “L’Alfabetizzazione in un mondo digitale “, pone l’accento su un’ulteriore complessa sfida alla quale sono chiamati coloro che si battono perché l’istruzione e i suoi effetti raggiungano tutti gli abitanti del nostro pianeta. A nessuno sfugge il ruolo che tecnologie in rapidissima crescita stanno assumendo nel nostro vivere quotidiano, che se da un lato trae enorme giovamento dalle possibili applicazioni del digitale, al tempo stesso subisce un processo di trasformazione profonda, che per essere governato esige cultura di base e coscienza critica. Come tutti i processi evolutivi, il digitale offre all’umanità opportunità che vanno sapute cogliere con preparazione e intelligenza affinché possano divenire patrimonio di tutti. Tali opportunità sono ancor più interessanti per quei contesti in cui la tecnologia può rappresentare un mezzo di comunicazione per fuoriuscire dall’isolamento ed entrare in contatto con realtà ed esperienze per la crescita del singolo e della collettività. Purtroppo spesso dove le tecnologie digitali potrebbero apportare i maggiori benefici, le popolazioni non possano accedervi perché carenti di mezzi e di formazione. Ciò di fatto aumenta il già enorme divario tra i paesi in via di sviluppo e quelli industrializzati. Mentre i nativi digitali dei paesi occidentali si familiarizzano fin dall’infanzia con le tecnologie, che fanno parte del loro habitat, i giovani dei paesi in via di sviluppo devono combattere contro un duplice handicap: il gap tecnologico e la mancanza di formazione specifica. Se è vero che in Africa i contratti per la telefonia mobile, che hanno avuto nel 2000 il loro anno zero, sono oggi circa 900 milioni, è altresì vero che allo stato attuale più di metà della popolazione mondiale non ha ancora accesso ad internet (cfr. https://en.unesco.org/sites/default/files/ild-2017-concept-note-en.pdf) per mancanza di strumenti fisici e di idonee reti di copertura. In contesti di grande povertà, dove possedere un libro di testo cartaceo è considerato un lusso, avere computer a disposizione nelle scuole per accostare i ragazzi al mondo del digitale è ancora troppe volte un sogno. La tecnologia ha inoltre tempi di obsolescenza molto rapidi e richiede quindi continui investimenti per il suo mantenimento. Ai limiti infrastrutturali si aggiunge il bisogno di garantire le conoscenze e le competenze per poter accedere alla tecnologia digitale e interfacciarsi con essa in modo consapevole. Il mondo del digitale può migliorare e innovare le tecniche di apprendimento se è fruito da utenti consapevoli, in grado di accostarsi in modo corretto, sicuro ed efficace a metodi e strumenti che stanno rivoluzionando il modo di fare cultura, intesa nell’accezione più larga del termine. Occorre dunque innalzare il livello di alfabetizzazione per consentire agli individui di usufruire dello sviluppo tecnologico, non di subirlo, e di poter così interagire positivamente con la realtà in cui vivono. Non possiamo dimenticare che già nel 1975 la Dichiarazione di Persepoli (manifesto dell'International Symposium for Literacy, Persepoli, 3-8 settembre 1975, per il testo della dichiarazione cfr. http://www.unesco.org/education/information/nfsunesco/pdf/PERSEP_E.PDF) coglieva i limiti di un’istruzione troppo limitata per contribuire fattivamente allo sviluppo dell’uomo. Oggi, in un contesto culturale e tecnologico sempre più complesso, dobbiamo a maggior ragione avere la piena consapevolezza che non aiutare l’istruzione di chi ne ha bisogno per agganciare il treno delle tecnologie digitali potrebbe rivelarsi un tragico errore e diventare un irreparabile danno dalle conseguenze incalcolabili: intere popolazioni corrono infatti il rischio di perdere l’occasione storica che si presenta loro di poter accedere a strumenti che opportunamente utilizzati ne potrebbero favorire in modo determinante la crescita socio-culturale, economica ed umana. Al contrario, il divario digitale renderebbe incolmabile il già gravissimo gap che le separa dal resto del mondo. Per far fronte a questa situazione occorreranno investimenti ingenti in termini finanziari e intellettuali, occorrerà interrogarsi sui modelli di formazione degli studenti, ma anche e soprattutto degli insegnanti. La storia non si ferma ad aspettare chi è in ritardo e il mondo non può permettersi che una fetta enorme della sua popolazione rischi di rimanere tagliata fuori dal suo futuro.

Stefania Ricci

Socia e volontaria OPAM