Giovanni Paolo II e Don Carlo

Oltre il nome Don Carlo e Giovanni Paolo II avevano in comune tante cose, ma soprattutto la passione missionaria e il desiderio di vedere rispettata la dignità di ogni uomo. 

 

 

 

 

              

 

Si erano stretti la mano per la prima volta a Roma il 21 maggio del 1992 durante l’incontro del Centro Cattolico Internazionale di Parigi presso l’Unesco che nel 40° di fondazione aveva organizzato a Roma il suo incontro annuale per essere ricevuto in udienza privata dal Santo Padre. Il Segretario generale Sig. Jean Larnaud aveva voluto che Don Carlo fosse presente a questo incontro e fu proprio lui a presentarlo al papa. Stringendo le mani a Don Carlo il papa disse: "Oh l’alfabetizzazione, quale importantissimo compito. Benedico lei, i suoi collaboratori e tutte le persone che vi aiutano a realizzare questo grande compito." Nel discorso che il papa tenne in quell'occasione tornò a sottolineare l’importanza dell’alfabetizzazione nei suoi molteplici aspetti:" l’accesso al sapere viene assicurato in modo molto poco omogeneo; dall’alfabetizzazione alla formazione superiore alla ricerca scientifica è necessario comprendere correttamente i bisogni dei popoli e incoraggiare le forme di cooperazione che permettano a ciascuno di valorizzare i propri talenti, di usare saggiamente le risorse della terra, di garantire la vita della propria famiglia con il lavoro, di contribuire alla prosperità del proprio paese, di vivere e condividere la propria fede". 

Nel novembre del 1992 in occasione del 20° di fondazione dell’OPAM Giovanni Paolo II aveva inviato a Don Carlo un augurio e un incoraggiamento a proseguire. Nel 1995 Giovanni Paolo II dedica la Quaresima al tema all’alfabetizzazione.  
Quella che segue è  la lettera che Don Carlo scrisse agli amici dell’OPAM in quell'occasione.

Cari Amici,

da quando è nata l’OPAM, ho sempre accarezzato 4 sogni: 1) l’idea-forza dell’alfabetizzazione conosciuta dal grande pubblico; 2) una buona crescita dell’OPAM fino a diventare un’organizzazione con radici profonde per continuare a seminare il bene dell’istruzione e dell’educazione tra i poverissimi di questa terra (gli analfabeti) portandoli a condizioni di vita più umane e dignitose; 3) una casa per riunire in vita comunitaria i sacerdoti ed i laici che consacrano le loro energie all’OPAM; 4) un documento pontificio che mettesse l’alfabetizzazione tra le più valide e necessarie opere di solidarietà umana e cristiana. Ho pregato e fatto pregare per ottenere dal Signore questa grazia. E Lui, il Signore, ci ha esaudito. Giovanni Paolo II, questo Papa venuto “da lontano”, sulla scia del compianto Paolo VI, convinto della situazione di grande miseria degli analfabeti e dell’importanza vitale che l’alfabetizzazione ha sullo sviluppo dei poveri e sull’espansione cosciente del Vangelo, ha mandato a tutti i Vescovi del mondo, e in essi alla Chiesa universale e a tutte le persone di buona volontà, un caldo messaggio con il quale esorta a dedicare la Quaresima del 1995 alla lotta contro la terribile piaga dell’analfabetismo e a raccogliere fondi per sostenere gli organismi di promozione dell’alfabetizzazione nelle loro iniziative a favore dell’educazione e della preparazione dei poveri. Questa lettera del Papa la pubblichiamo per intero perché la leggiate attentamente, la meditiate e la facciate conoscere ai vostri Sacerdoti e agli Insegnanti vostri amici. 
Il Papa desidera vivamente (direi quasi che lo vuole), che i cattolici rispondano a questo suo appello! Ne hanno bisogno i poveri, ne ha bisogno la Chiesa, ne abbiamo bisogno tutti. Con l’alfabetizzazione il mondo migliorerà e in una minore disuguaglianza avremo un gradino di più per salire la scala della pace. Non dimentichiamo mai che la fame, la lebbra e tante altre miserie che tormentano il mondo sono causate dall’analfabetismo, dall’ignoranza. Combattere questo “male oscuro” vuol dire rompere gli ingranaggi del sottosviluppo e gettare i semi del benessere per tutti e, quindi, della giustizia e della pace. 
Siamo profondamente grati al Papa per avere pensato, scritto e diramato al mondo intero questo grande principio di solidarietà, teso al miglioramento dell’umanità intera.    

Don Carlo
(Dal mensile OPAM del gennaio 1995, pag. 1)