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Venerdì 3 marzo ho avuto la gioia di incontrare i ragazzi delle quarte classi della scuola primaria Guglielmo Oberdan di Roma che, in occasione del Natale, avevano contribuito attraverso un mercatino solidale di oggetti realizzati da loro stessi, al finanziamento di due progetti dell’OPAM: il sostegno alla scolarizzazione dei bambini di uno slum di Nairobi e un contributo per garantire uno stipendio agli insegnanti della scuola nel carcere minorile di Bvunbwe in Malawi.
L’incontro è stata l’occasione per approfondire la conoscenza delle realtà che hanno scelto di sostenere cercando di aiutare i bambini a comprendere l’importanza dell’istruzione come strumento privilegiato per sconfiggere miseria, emarginazione e sottosviluppo.
Ringrazio le insegnanti che si sono impegnate nel far riflettere i ragazzi su quanto veniva loro illustrato, e un grazie va a questi ragazzi per l’entusiasmo con cui mi hanno accolto, per le domande che hanno fatto e per la partecipazione interessata. E grazie perché a seguito di questo incontro la classe IV A per Pasqua ha realizzato un altro mercatino per adottare un gruppo di bambine del Myanmar e di intraprendere l’avventura del gemellaggio con una scuola del Sud del Mondo.
Condividiamo il racconto e le riflessioni dei bambini dopo l’incontro che le maestre ci hanno inviato.
Momenti dell’incontro
Approfondimento del progetto Kenya
Durante l’incontro abbiamo visto un cortometraggio di Diego Quemada-Diez dal titolo I want to be a pilot in cui un ragazzo povero e sieropositivo che vive a Kibera, uno slum di Nairobi, sogna di diventare un pilota di aerei per poter volare via dallo slum, in un altro paese dove i bianchi non trattano male i neri, dove poter andare in una scuola migliore, dove potersi nutrire di più (nel film il ragazzo non mangiava da tre giorni), poter bere acqua pulita, prendere le medicine contro la sua malattia e poter così finalmente abbracciare i suoi genitori senza paura di trasmettergliela.
“I want to be a pilot” mi ha impressionato molto perché si vede che questo bimbo è molto triste per sé e per il suo popolo e ha molta paura di non riuscire ad avere un futuro come tanti altri bambini del mondo, però lui, nonostante tutto è positivo e pieno di speranze. Questo filmato mi ha fatto capire quanto siamo fortunati noi bambini che abbiamo una casa, una famiglia, ciò che ci serve per vivere, una scuola dove andare e un futuro dove posso seguire i miei sogni e per questo spero che quel bambino possa realizzare il suo sogno come io realizzerò i miei.
Approfondimento del progetto Malawi
Dopo abbiamo visto anche un’intervista a suor Anna Tommasi che ha aperto una scuola in un carcere minorile in Malawi. Questi ragazzi sono in prigione perché non hanno una famiglia e per sopravvivere hanno commesso piccoli reati e spesso non possono permettersi un avvocato che li difenda. Noi siamo fortunati, perciò aiutiamo chi ha di meno.
Considerazioni
Cosa significa per te andare a scuola? A volte noi scordiamo quanto siamo fortunati ad avere tutto e pensiamo che la scuola sia pesante o noiosa, ma vedendo quei filmati abbiamo riscoperto quanto è importante avere un’istruzione perché ci aiuta a realizzare i nostri sogni.
Cosa significa per un ragazzo povero andare a scuola? Abbiamo scoperto che in Africa ci sono pochi maestri per tantissimi alunni, che per andare a scuola devono fare tanti chilometri attraversando fiumi, paludi o savane e se incontrano gli elefanti c’è anche il pericolo che vengano attaccati. Ma la scuola significa avere un futuro migliore e per questo affrontano tanti sacrifici pur di andarci.
Cosa ti piacerebbe fare da grande? Io ho tanti sogni e so che ho tutti i mezzi per poterli realizzare.
Quali pensi che siano i sogni dei bambini degli slum? Loro sognano di scappare da quell’inferno. Con il nostro aiuto anche i bambini del Kenya ora hanno una scuola. E’ stata una bellissima esperienza e spero che sempre più persone come noi daranno un aiuto perché solo chi studia può avere un futuro migliore.
Quali pensi siano i sogni dei ragazzi che si trovano in carcere? Una cosa molto bella è che lì, in quell’orribile posto, simile alla faccia della morte, tutti abbiano dei sogni!
Fabrizio Corti