Tra le molte affermazioni negative, intenzionalmente forgiate nel Kasaї per minare la dignità della donna, emerge, in modo eccezionale, l’ignoranza.
Voluto e deliberatamente promosso da una gran parte della società, questo punto debole, che si basa su alcune usanze tuttora in vigore, ha colpito e colpisce ancora in modo massiccio le donne. Naturalmente anche l'uomo non ne è completamente esente. Ma in realtà, ciò che gli si rimprovera è di essere non solo soddisfatto per l'ignoranza della donna, ma di favorirne le cause. Si deve affermare con certezza che la maggior parte degli abitanti del Kasaї si oppone ed è ostile a qualsiasi forma di emancipazione femminile.
Legati al concetto pseudo-ancestrale del ruolo e della posizione che la donna deve occupare all'interno della famiglia e della società, si combatte ferocemente tutto ciò che è in grado di favorire la sua crescita. Alla base di questo modo di vedere, vi è infatti un'idea profondamente radicata nel cuore e nella mente dei kasaïens: la donna è un essere inferiore, al quale si devono assegnare lavori duri, e che non ha posto se non in cucina e nel retro-cortile della dimora coniugale. Tra i Baluba, ad esempio, la donna anche alla sua morte doveva essere sepolta dietro alla sua capanna; l'uomo, invece, non avrebbe mai dovuto avere la sua tomba in un luogo giudicato così indegno.
Da quanto sopra menzionato, ne deriva logicamente un pensiero spaventoso "anti-donna", secondo cui ella non deve né studiare né istruirsi. In generale, l’uomo del Kasaï non apprezza una donna istruita. Egli pensa, ed è convinto, che una donna simile diventa inevitabilmente arrogante e non può più sottomettersi all'autorità dell'uomo nella società e soprattutto a quella del marito in casa.
Attaccato anche alla legge della paternità pura e al suo corollario, cioè il principio inviolabile della fedeltà coniugale assoluta, l’uomo ritiene che la donna, immischiandosi nella vita pubblica o conquistando funzioni remunerate nella società, si esponga a misfatti imperdonabili. E questo mette irrimediabilmente a rischio la purezza della prole. Il colmo sarebbe, in quel momento, che il padre si trovasse ad allevare in casa sua qualche bambino che non sia del suo sangue. E’ questa una cosa che i kasaïens condannano con la massima energia.
In base a questa logica, e dato che prevenire è meglio che curare, il popolo del Kasaï, nella sua stragrande maggioranza, trascura e osteggia apertamente l’istruzione delle ragazze. Perciò l'analfabetismo ha raggiunto in modo sempre più esteso le donne. Esse detengono fino ad oggi una percentuale di analfabetismo estremamente elevata che varia dal 65 al 70%.
Per fortuna, esse, dopo tutto, hanno preso coscienza della loro situazione e si impegnano risolutamente in un'aspra lotta contro questo fenomeno. Ciò si manifesta ovunque si aprano centri di alfabetizzazione, che vedono una presenza sempre più importante della popolazione femminile. Con molto coraggio ed energia le donne cercano di spezzare le catene dell'ignoranza, causa principale della presunta inferiorità che è loro attribuita, quasi incollata alla pelle.
C'è da meravigliarsi? Esse vogliono recuperare con una mano ciò che è stato loro tolto con l’altra. Esse, di cui è stata falsificata lungo i secoli l’immagine e lo stato, vedono aprirsi in questo modo davanti a sé prospettive di una femminilità nuova, corretta e spoglia di qualsiasi pregiudizio che ne impoverisca il volto. Si tratta di una femminilità attiva, responsabile e trasformante.
Alfa, l'autrice di questo articolo, lavora nel campo dell’alfabetizzazione da vent’anni. Durante questi due decenni di esercizio delle sue funzioni nella diocesi di Mbuji-Mayi, si è fatta, a contatto con le realtà del suo ambiente, una convinzione: "Le donne, condannate all’analfabetismo, sono una forza sociale inestimabile, gratuitamente neutralizzata».
Patrice Kazadi Matuka