LUGLIO 2014 - UNA LETTERA DAL SAHEL

 
L'ALFABETIZZAZIONE NEL SAHEL: UN FELICE TENTATIVO IN BURKINA FASO

 

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L’alfabetizzazione in Sahel: un felice tentativo

 

Cari amici dell’OPAM, ho ricevuto la lettera di Don Aldo, nella quale si complimenta per il lavoro di alfabetizzazione che stiamo facendo da anni, chiedendomi al tempo stesso di illustrarlo per i lettori del giornale dell’OPAM. Sono rimasto molto colpito da questa lettera e lo ringrazio per le belle cose che dice di noi, anche se da buon italiano esagera un po’.

Dice che noi organizziamo il progetto Alpha (=Alfabetizzazione) già da qualche anno ed è vero, dal tempo in cui ero a Barsalgo (Camerun), fino ad oggi in pieno Sahel. E’ grazie al vostro sostegno che abbiamo potuto condurre a buon esito l’attività di alfabetizzazione, che ha portato sotto ogni aspetto numerosi frutti.

Grazie ad Alpha abbiamo potuto ricevere l’appoggio per importanti progetti da alcune ONG, ad esempio per la costruzione di piccoli centri di formazione nei villaggi delle parrocchie come a Boulsa e a Barsalgo. Abbiamo così costruito delle aule e dei bei capannoni che servono per l’alfabetizzazione e per altre attività, come le riunioni di differenti gruppi o per la catechesi.

Il modo di avviare un progetto Alpha è semplice. Noi proponiamo alle comunità cristiane dei villaggi che ce lo richiedono di redigere una lista e di annotare i nomi dei candidati/e. Occorre avere un numero superiore a venti persone, una trentina è l’ideale. Chiediamo loro di pagare l’equivalente di un Euro come tassa di partecipazione e, bisogna dire la verità, non è facile ottenere che tutti la paghino, perché la gente non ha soldi. E’ per questo che altre ONG hanno cominciato a pagare gli uditori perché vengano a scuola. Ci domandiamo però se le persone vengano per l’alfabetizzazione o per guadagnare qualche soldo. Questo a nostro avviso crea una mentalità che non responsabilizza la gente a contribuire sia pure con una quota minima, come chiediamo noi.

Una volta stabilita la lista e dopo la scelta dei vari alfabetizzatori ha inizio la campagna, qui della durata di 60 giorni lavorativi, nella stagione secca. I corsi iniziano verso le 8 del mattinoil e terminano alle 2 del pomeriggio, con una pausa alle 11. Gli alunni non ricevono da mangiare -non ne abbiamo proprio la possibilità- e si devono procurare quaderno bic e lavagnetta… Solo l’alfabetizzatore riceve il necessario. Noi diamo agli alunni due libri nella propria lingua, uno per l’apprendimento della lettura e scrittura e un altro per il calcolo.

Ciò significa che l’alfabetizzazione vien fatta nella loro lingua materna, quella parlata nella regione, nel nostro caso il mooré. Noi abbiamo altri gruppi etnici che parlano lingue diverse come il peuhl o kourounfé. Per quest’ultima lingua non esistono ancora libri di alfabetizzazione e per il peuhl aiutiamo alcuni gruppi che fanno l’alfabetizzazione in questa lingua. Sono tutti musulmani, perché non ci sono

peuhl cristiani. Per la prossima campagna ho già promesso all’organizzatore peuhl di Arbinda di aiutarlo per i costi di tre centri.

Per le nostre comunità cristiane l’alfabetizzazione è una benedizione, perché permette ai giovani e a chi lo è un po’ meno, di imparare a leggere e a scrivere, ma aiuta anche i catechisti a trovare un lavoro nella stagione secca. I nostri catechisti sono dei volontari e non è facile per loro trovare un po’ di denaro in un’economia di sussistenza come questa: le piogge sono scarse e sono appena sufficienti a far maturare il miglio, base dell’alimentazione. Come riuscire a mettere da parte il denaro per pagare il collegio dei figli e le altre spese della vita ordinaria ? Per questo motivo l’apporto del denaro guadagnato con l’alfabetizzazione permette loro di uscire dai debiti e di repirare.

Ci sono altre persone che fanno l’alfabetizzazione e non sono catechisti, ma qui a Arbinda noi abbiamo cominciato con essi perché erano quelli che avevano più bisogno di un’occupazione degna e di guadagnare qualche soldo. Per avviare l’attività dell’alfabetizzazione nella parrocchia di Arbinda quest’anno, abbiamo cominciato con cinque centri e siamo molto contenti del risultato. Dopo la stagione delle piogge, siamo sicuri che avremo altri villaggi ancora che ci chiederanno di aprire un centro. Altrove abbiamo dei locali adatti per l’alfabetizzazione (sale), ma qui, data la povertà del Sahel, siamo obbligati a fare l’alfabetizzazione all’interno delle cappelle, spesso col tetto di paglia, mettendo una lavagna e facendo sedere gli allievi per terra.

Vi ringraziamo dunque per l’aiuto che ci date, senza il quale non ci saremmo lanciati in quest’avventura. Ma ne valeva la pena !

Lunga vita a Don Aldo e all’OPAM. Grazie mille.

P. Eugenio Jover 

Amministratore della Parrocchia di Arbinda