Negli ultimi anni sono andate progressivamente aumentando le richieste di aiuto che arrivano all’OPAM e che riguardano il sostegno agli insegnanti (stipendi, formazione, aggiornamento…). Le ragioni sono diverse, ma hanno in comune la consapevolezza di quale sia il ruolo fondamentale degli insegnanti per lo sviluppo di un Paese e di quanto invece la dignità di questa figura sia offesa in molte parti del mondo. In alcuni Paesi dove l’insegnamento è gratuito (almeno sulla carta) gli insegnanti ricevono stipendi da fame e con mesi di ritardo.
Il ricorso allo sciopero è un’arma pericolosa là dove dilaga la corruzione e lo stato calpesta i diritti del proprio popolo. Molti sono costretti perciò ad abbandonare l’insegnamento e cercare un lavoro diverso per poter garantire una vita dignitosa alle proprie famiglie. Altri, pur di salvare la scuola e garantire ai giovani un futuro, vivono nella miseria, accontentandosi di ciò che le famiglie dei loro alunni riescono a donare, in denaro o in natura. Altri invece si barcamenano come possono, facendo ricorso a sistemi non sempre ortodossi per mantenere il posto e insieme cercare un guadagno per vivere.
Accade a volte che, affinché un insegnante possa avere alla fine del mese uno stipendio accettabile, si debbano riempire le aule di un numero assurdo di ragazzi, anche oltre i 100 alunni per classe.
In Italia, molti insegnanti si lamentano per la difficoltà di mantenere la disciplina e catturare l’attenzione di classi composte da 20-25 alunni, ben nutriti, riposati, attrezzati di tutto punto e comodamente seduti ciascuno nel proprio banco al riparo dal sole e dalla pioggia.
Immaginate che inferno deve essere fare scuola in un locale di fortuna, pieno all’inverosimile di bambini che arrivano ogni mattina stanchi e affamati dopo aver percorso km a piedi, seduti per terra, senza penne, libri e quaderni, costretti per ore a ripetere la stessa cosa perché almeno nel loro cervello ne resti traccia.
Le Nazioni Unite avevano posto l’anno 2015 come traguardo per garantire la scuola a tutti i bambini del mondo. Ma l’obiettivo, come era facile prevedere, non è stato raggiunto e rimandato a data da destinarsi.
Lo scoglio più grande, oltre la cronica carenze di strutture, è infatti rappresentato dalla necessità di 1.4 milioni di insegnanti. Ma questo numero va più che raddoppiato se si considera che molti insegnanti attualmente in servizio non hanno la qualifica e le competenze per svolgere il loro compito (ad es. nella scuola primaria solo il 30% ha un titolo riconosciuto). Spesso ad insegnare sono semplicemente ragazzi più grandi con una formazione primaria che fanno da maestri ai più piccoli.
Non basta consentire l’accesso scolastico a tutti, costruire più scuole se poi mancano i maestri. Servono insegnanti di qualità per una scuola di qualità.
Inoltre trovare insegnanti disposti a recarsi in scuole delle aree rurali più remote e isolate prevede costi aggiuntivi di vitto e alloggio che le scuole non sono in grado di sostenere.
Per questi motivi abbiamo lanciato da anni la campagna “Adotta un maestro” al fine di creare un fondo al quale attingere per integrare il finanziamento dei progetti a favore degli insegnanti che mensilmente pubblichiamo. A volte sono progetti dedicati esclusivamente al sostegno degli insegnanti; in altri casi questa voce di spesa è inserita tra altre voci riguardanti l’istruzione. Per coprire un progetto in tempi brevi e inviare tempestivamente il denaro normalmente c’è bisogno del concorso di tanti donatori. Sarebbe impossibile un rapporto personale tra gli insegnanti e tutti i loro finanziatori. Per questo non è facile gemellare un benefattore ad un singolo insegnante, come accade per le adozioni a distanza dei singoli ragazzi. Quando però a fine anno scolastico ci giungono le rendicontazioni dei progetti sostenuti, spesso con gli elenchi e le firme di ciascun maestro, sappiamo che la nostra offerta è stata ben spesa e ogni sostenitore della campagna “Adotta un insegnante” riceverà la testimonianza del progetto. Sono centinaia i maestri che sosteniamo in ogni parte del mondo con il contributo di amici generosi, che si impegnano a donare 15 € al mese (180 € l’anno: l’equivalente di una pizza e una birra) per garantire lo stipendio di un insegnante. E sappiamo che tanti bambini, ragazzi, giovani, avendo potuto avere un maestro hanno trovato il loro “tesoro”.