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Servizi e acqua potabile per la scuola
CONTESTO. L’arcidiocesi di Guwahati ha un territorio di circa 17.500 kmq che comprende sei distretti dello stato dell’Assam, in quella parte periferica dell’India nord-orientale collegata con il resto del paese da una stretta striscia di terra, il Corridoio di Siliguri, nel Bengala occidentale. Il suo territorio è suddiviso in 45 parrocchie con quasi 7.500.000 abitanti in maggioranza induisti e musulmani, in minoranza cristiani, buddhisti e altri tra cui gli animisti; i cattolici sono circa 52.000 (0,7%). Contadini molto poveri lavorano piccoli appezzamenti di terreno con coltivazioni elementari scarsamente produttive, senza sistemi di irrigazione e dipendenti dall’erraticità dei monsoni. L’alimentazione si basa soprattutto sul riso. Strade e mezzi di comunicazione sono scarsi, i villaggi spesso isolati. Le condizioni sociali sono di una generale arretratezza specie nell’istruzione, in alcuni gruppi di villaggi l’analfabetismo raggiunge il 95%, e nella sanità non esistono veri presidi sanitari pubblici. Le condizioni igieniche sono a un livello primitivo, l’acqua è attinta da laghetti e corsi d’acqua, sono diffuse le malattie causate dall’acqua non sicura. In questo contesto sacerdoti, suore e religiosi della diocesi sono impegnati in attività e opere prioritarie nei settori dell’educazione, sanità e sviluppo sociale. Negli ultimi anni la diocesi ha aperto molte parrocchie per essere più vicini alle comunità locali, individuare le esigenze e le risposte necessarie per aiutarle a superare lo stato di miseria e di discriminazione sociale nel quale vivono.
PROGETTO. La parrocchia di Choygaon, di cui fa parte il villaggio di Hatigorh, è in una zona rurale a 42 km da Guwahati e a 22 km dalla via di comunicazione principale. Qui le comunità locali, principalmente Rabhas, Garos, Adibasis e Assamesi, vivono in condizioni tra le più arretrate: piccole abitazioni antigieniche, malattie diffuse quali malaria, dissenteria, colera, alto tasso di mortalità infantile. L’analfabetismo è elevato e, come in tutti i villaggi, le strutture scolastiche sono poche e inadeguate a fronte di un gran numero di bambini in età scolastica. Mons. Varghese Kizhakevely, vicario generale dell’arcidiocesi che i benefattori dell’OPAM conoscono per aver già collaborato a diverse sue iniziative, è venuto a trovarci a Roma per mettere a punto insieme un nuovo progetto: “Le comunità di Choygaon richiedono la nostra guida e aiuto nei quali nutrono fiducia e molte speranze sapendo che l’educazione di bambini e giovani, migliori condizioni igieniche e l’alfabetizzazione degli adulti sono la base per uscire dalla condizione di arretratezza. Per questo e per affrontare il problema cruciale della scolarizzazione in questa zona remota, abbiamo aperto nel villaggio di Hatigorh una scuola elementare, la “St. Louis School”. Negli anni, è andato crescendo l’interesse dei genitori e con esso il numero dei bambini dei villaggi tribali che frequentano la scuola: oggi sono 280. L’affollarsi di tanti bambini ha reso più manifesto e urgente un grave problema: la scuola ha solo qualche fatiscente toilette lontana e non ha acqua sicura.” Nel nostro incontro abbiamo definito il progetto per dare alla scuola l’acqua potabile costruendo un pozzo con impianti di pompaggio e filtraggio, necessario perché l’acqua è tossica per il molto ferro che contiene, e per costruire un edificio in muratura con 8 toilette, 4 per le bambine e 4 per i bambini. Al suo ritorno in India Mons. Varghese ha potuto valutare i costi di realizzazione e inviarci il preventivo: “Il costo complessivo del progetto è di 8.600 €. La comunità locale si è impegnata a offrire manodopera e materiale per l’equivalente di 2.020 €, ma con le nostre sole risorse non riusciamo a coprire l’importo e per questo chiediamo agli amici dell’OPAM un contributo di 6.580 €. Il progetto è molto importante perché acqua sicura e servizi igienici efficienti miglioreranno sì la sicurezza della scuola ma anche le condizioni igieniche ambientali, riducendo in tutta la popolazione il rischio di contrarre malattie. Vi ringrazio per quanto avete già fatto e potrete fare per noi.”