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A scuola per dimenticare gli orrori della guerra
CONTESTO. Nella Repubblica Centrafricana (R.C.A.), nel 2013 un colpo di Stato operato dai Seleka (una coalizione di ribelli musulmani, per lo più mercenari arrivati dal Ciad e dal Sudan) aveva dato inizio a una sanguinosa guerra civile. “Sono passati vent'anni dalle stragi in Ruanda e un nuovo conflitto insanguina il cuore dell'Africa, un conflitto nato per destabilizzare il Paese e appropriarsi delle sue risorse naturali, mascherato da guerra religiosa in una terra in cui cristiani e musulmani hanno sempre convissuto senza alcun problema. Migliaia di morti, un milione di sfollati…” Così testimoniava all’OPAM da quel Paese africano Suor Petra Urietti, Superiora Generale delle Suore di S. Giuseppe. Golpe e guerre civili si sono susseguiti sin dall’indipendenza dalla Francia nel 1960, e riprendono di nuovo in questi giorni, a 5 mesi dalle elezioni politiche regolari che sembravano poter ristabilire l’ordine nel Paese. Questa situazione conflittuale e di instabilità permanente ha distrutto il tessuto sociale e portato la rovina in tutti i settori, economia, sanità, educazione. Autorità e attività dello Stato sono paralizzate dalle incursioni delle bande armate, nelle quali giovani privi di lavoro sono spinti a entrare e anche molti bambini sono costretti ad arruolarsi, diventando partecipi delle distruzioni e delle desolazioni nei villaggi incontrati sulla loro strada. Le scuole distrutte o occupate dalle bande che bruciano banchi, arredi e libri, i bambini abbandonati a sé stessi nella strada senza i genitori arruolati o fuggiti, il sistema educativo in crisi hanno fatto rapidamente abbassare il livello dell’istruzione e innalzato il tasso di analfabetismo a un livello molto elevato in cui, in proporzione, la maggioranza degli analfabeti sono giovani. L’OPAM è presente nel Paese con centri di adozione, a Bangui e a Berberati grazie all’impegno di Sr. Elvira Tutolo tanti ragazzi di strada, chiamati kizito, ex bambini-soldato oggi sono accolti, affidati all’affetto di nuove famiglie avendo perso la loro, reinseriti e sostenuti nel percorso scolastico e nella società. Tanti però sono ancora i bambini di Berberati che necessitano di un aiuto per poter andare a scuola.
PROGETTO. L’Abbé Thomas Isaïé Koffia, vicario generale e responsabile della Caritas della diocesi di Berberati ci scrive: “Per la crisi continua che affligge il Paese, l’apporto dello Stato al sistema educativo è praticamente nullo. Tante scuole sono distrutte, ufficialmente l’istruzione è gratuita ma di fatto le famiglie devono farsi carico delle spese scolastiche e in molti casi anche degli stipendi degli insegnanti. Nel territorio di Berberati la situazione scolastica non è migliore. Ci sono diverse scuole pubbliche e 12 scuole private confessionali delle quali alcune chiuse per mancanza di finanziamenti. Gli insegnanti qualificati sono pochi: visti gli stipendi bassi molti rinunciano all’insegnamento e fanno altri mestieri. La diocesi è impegnata e opera per mantenere una buona qualità delle scuole e dell’insegnamento: l’istruzione dei bambini privi di tutto, il reinserimento dei bambini-soldato nel percorso scolastico, educare i genitori a comprendere l’importanza vitale dell’istruzione per ridurre gli effetti delle crisi che hanno colpito il Paese, sono lo strumento fondamentale per migliorare le condizioni sociali. Il presente progetto, vuole sostenere la scolarizzazione di 645 bambini privi di mezzi delle scuole primarie della diocesi fornendo loro il materiale scolastico, e coprire i costi per due sessioni di formazione di circa 50 genitori (affitto locali, mensa, trasporti, materiale didattico, retribuzione educatore). Il costo totale del progetto è di 7.000 €. Non potendo contare su contributi locali per la povertà delle famiglie, chiediamo ai benefattori dell’OPAM di finanziare tutto l’importo. Ci aiuterete così a promuovere l’educazione alla conoscenza e al rispetto dei diritti umani fondamentali, e il reinserimento dei bambini-soldato nel cammino scolastico e nella società.”