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San Pedro, 25 aprile 2020
Saluti cari a voi amici dell'OPAM,
una tragedia si è abbattuta sul nostro pianeta e sull’umanità intera. Ce ne arrivano notizie da ogni parte del mondo. Il Covid-19 entra in ogni Paese e al suo passaggio lascia desolazione e perdita di vite umane.
… Ed è arrivato anche qui in Costa d'Avorio un mese fa.
A partire dal 17 marzo 2020, tutte le scuole e anche la nostra sono state chiuse. La decisione del Ministro ha interrotto lo svolgersi tranquillo delle lezioni che aveva caratterizzato i primi due trimestri di questo anno scolastico.
Siamo preoccupati perché, ancora ad oggi, non si capisce se e quando si potrà tornare in classe visto l’incremento continuo dei casi di infezione. Lo stato di emergenza messo in atto per arginare la diffusione del contagio ha portato anche alla chiusura delle chiese e di tutti i luoghi di culto, al coprifuoco notturno e al confinamento delle persone, oltre alla sensibilizzazione sull’importanza del distanziamento e del rispetto delle norme di igiene.
"Restare a casa" è lo slogan che viene ripetuto ma che è praticamente inattuabile qui. Rimanere a casa per chi vive alla giornata, senza un lavoro vero e senza uno stipendio fisso, è impossibile. La gente dice: "Se non usciamo a lavorare e a cercare da mangiare, non sarà il virus ad ucciderci, ma la fame". Il governo ha iniziato a distribuire cibo alle persone più vulnerabili, ma sappiamo che raggiungere tutti in una popolazione in cui la maggior parte delle persone appartiene a questa categoria non sarà possibile.
La maggior parte dei genitori dei nostri alunni vivono di piccolo commercio informale. Si alzano molto presto ogni mattina per affrontare la realtà quotidiana e non hanno niente da mangiare se non lasciano le loro case, perché i soldi di cui dispongono, quando la giornata va bene, permettono loro di acquistare le provviste necessarie al massimo per tre giorni consecutivi.
Cosa possiamo fare per proteggere la popolazione? Tutti sono consapevoli della tragedia che si sta consumando in ogni parte del mondo. Forse l’unica speranza per ridurre i contagi è che siano attuate le norme igieniche, diffuso l’uso di mascherine assieme al distanziamento. Ma anche la pratica di questi piccoli gesti non è semplice. Non tutti dispongono di acqua potabile, le mascherine costano care e quelle realizzate in casa non è detto che funzionino, e il distanziamento richiede un cambio di abitudini. Conosciamo l'Africa e l’importanza del contatto fisico nelle relazioni, i suoi saluti calorosi espressi con tutto il corpo, oggi incontrare un tuo fratello e non riuscire a comunicare così resta ancora difficile.
Ma notiamo che la gente a poco a poco si sta adattando. Più difficile è attuare il distanziamento specialmente in famiglia dove più persone spesso vivono nell’unica stanza di una baracca fatiscente.
Continuiamo a sensibilizzare gli studenti e i genitori perché si conformino alle misure adottate dal governo. Questo è un momento molto difficile per le nostre popolazioni. Attualmente abbiamo 1.164 casi ufficiali e 14 morti. La maggior parte dei casi è ad Abidjan, la capitale. Ma in 12 delle 31 regioni il virus si è già diffuso. Qui a San Pedro abbiamo avuto il primo caso il 4 aprile e ad oggi i casi confermati nella regione sono 9. Siamo preoccupati: se il numero di casi comincia ad aumentare, le conseguenze di questa pandemia saranno devastanti perché le fragili condizioni della sanità sono assolutamente insufficienti anche in condizioni normali...
Così ripetiamo ogni giorno: “il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto il cielo e la terra” perché siamo tutti in pericolo e solo Dio potrà liberarci da questa pandemia.
Carissimi, porgiamo a tutti voi un caro saluto anche da parte dei nostri bambini e delle loro famiglie e restiamo uniti nella preghiera. Il Signore ci protegga tutti. Vi abbraccio con affetto.
Suor Suzanne Assemien Botho
Direttrice della Scuola Bambino Gesù di San Pedro