Giugno 2012 - In memoria di Jone

Il 3 aprile il Signore ha chiamato a Sé la professoressa Jone Duminuco, co-fondatrice del gruppo OPAM di Pisa (31 luglio 1819 - 23 aprile 2012). La sua figura nei ricordi degli amici

 

 

 

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Lo scorso 23 aprile il Signore ha chiamato a Sé Jone Duminuco, co-fondatrice del gruppo OPAM di Pisa (31 luglio 1819 - 23 aprile 2012). Non erano trascorsi neppure 5 mesi dal nostro incontro, quando il 25 novembre 2011 mi ero recato a Pisa per visitare il locale gruppo OPAM, fortemente provato dalla perdita in breve tempo di tre membri significativi: Loredana Penco, Sergio Pellegrini e Don Waldo Dolfi. Era stato per me motivo di grande gioia conoscere la professoressa Jone, di cui avevo tanto sentito parlare. Mi colpirono subito la vivacità del suo sguardo e la prontezza delle sue battute: segni di una vitalità interiore che gli anni non avevano per nulla scalfito. Salutandoci Le avevo rivolto l’invito a raccogliere per scritto i ricordi degli anni in cui l’OPAM, che muoveva i primi passi, aveva messo radici a Pisa. Mi lasciò con una mezza promessa. Ciò che non ha potuto consegnare alla carta l’ha scritto in modo indelebile con le sue opere. A tutti noi il compito di raccogliere l’esempio di chi ci ha preceduto nel segno della Fede perché la loro memoria continui a vivere e a portare frutti nelle generazioni che verranno. La sua stretta di mano forte e calorosa l’ho percepita come una consegna, il passaggio di un testimone. Il senso della Sua lunga esistenza mi pare mirabilmente racchiuso nel lapidario testamento di Paolo al tramonto della sua vita: “Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi” (ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede) (2 Tim 4,7).

Questo in sintesi il profilo che di Lei tracciano i suoi amici.

Don Aldo Martini

 

Una professoressa dei tempi nuovi

Jone Duminuco, esile nella figura ma forte e decisa nelle scelte, ha costituito per molti di noi una presenza irrinunciabile, per così dire naturale, costitutiva, nell’ambito della comunità parrocchiale. Una persona che c’era, che aveva il suo ruolo, e che non poteva non essere lì. Se è vero, ed è vero, che ogni membro della comunità ha la sua importanza, perché è tessera insostituibile di un mosaico, tanto più si può affermare di Jone. Anche se per via dell’età la sua presenza attiva negli ultimi tempi si era ormai molto rarefatta, si può senz’altro dire cha la sua morte lascia un vuoto tangibile per ciascuno di noi, nella Parrocchia e non solo. Sicuramente si può affermare che uno stesso vuoto resta anche per il gruppo OPAM di Pisa, di cui Jone fu la co-fondatrice con Anna Lucia Picotti Varanini.

Nata nel 1918 a Palermo, ma trasferitasi presto a Pisa, la ricordiamo nella Parrocchia di S. Stefano come un membro attivo di quella esperienza di rinnovamento che si realizzò negli anni del post-Concilio, a partire dalla fine degli anni ’60, quando si andava riscoprendo il ruolo dei laici, e delle donne, nella costruzione di una comunità viva, raccolta intorno all’Eucarestia, impegnata a crescere nella fede, disposta a testimoniare il Vangelo in gesti concreti di carità.

In quel periodo, e per lunghi anni, Jone si è distinta per la sua presenza di professoressa, ricca in cultura e in umanità (era un’insegnante di lettere, preparata e meticolosa, forse anche temuta, sicuramente rispettata), che sapeva riportare nella vita della comunità il proprio metodo di lavoro, spendendosi come catechista e animatrice instancabile di gruppi di preghiera e di ascolto della Parola. Queste esperienze di maturazione nella fede, promosse con semplicità e con determinazione da Jone, si traducevano naturalmente in altrettante occasioni di crescita in amicizia con i partecipanti e di impegno a sostenere insieme azioni di condivisione e progetti di carità.

In questo contesto nasce l’esperienza del Gruppo OPAM di Pisa, per cui Jone è stata una vera e propria apri-pista. Non legata al passato, ma proiettata al futuro. Franca nel dichiarare i propri convincimenti, interessata e curiosa nel cercare di comprendere i cambiamenti della società e della Chiesa, pronta a mettersi in gioco, al servizio degli altri. In maniera discreta, con animo nobile, ha tracciato un percorso di cui restano i segni, che ci possono orientare per continuare l’opera intrapresa. Grazie, Jone.

Giuseppe Meucci

 

Donna di dialogo e di carità

Nell’arco della sua lunga esistenza la nostra cara Jone, pur non disprezzando le piccole gioie della vita terrena, ha sempre tenuto lo sguardo rivolto verso le cose del cielo, affidandosi a Dio in ogni circostanza.

Convinta sostenitrice dell’opera di alfabetizzazione, amante dello studio e della cultura, appassionata annunciatrice della Parola di Dio, amava avere intorno a sé persone con cui dialogare ricordando i suoi lontani anni di scuola, come alunna e come insegnante, e con cui riflettere su argomenti di carattere religioso. Nonostante la grave malattia agli occhi che la affliggeva da diversi anni, riusciva a tenersi aggiornata sui problemi e sugli avvenimenti della vita quotidiana pregando le amiche che le facevano visita di leggerle gli articoli di giornale che più la interessavano. Tutto questo però non rimaneva pura teoria, perché si sentiva vicina alle molte sofferenze del nostro tempo e cercava di aiutare, con la preghiera e in modo concreto, le persone bisognose di cui veniva a conoscenza.

Per molti di noi, che abbiamo goduto della sua amicizia e per tutti quelli che l’hanno conosciuta essa è stata un esempio di forza di volontà e di coraggio, dimostrati anche nei momenti più difficili e bui che la vita ci riserva.

Nel ringraziarla per tutto il bene che ha compiuto, esprimiamo la ferma speranza che il Signore la accoglierà nel suo regno di luce e di pace, quel regno che essa non si è mai stancata di cercare, testimoniando la propria fede con le parole e con le opere.

Maria Vernazza

 

Testimone di fede profonda e di amicizia

Ci siamo conosciute durante gli anni dell’Università, dato che frequentavamo tutte e due la facoltà di Lettere. Lei era allora Presidente della FUCI femminile di Pisa. Abbiamo partecipato insieme a settimane di studio, convegni e congressi. Nella FUCI nazionale avevamo come assistente Mons. Guano e Mons. Costa e come presidenti prima Aldo Moro e poi Giulio Andreotti. La guerra ci ha separate, ma l’amicizia è continuata ed è durata per tutta la vita. Posso dire che la sua vita è stata una ricerca continua, per il grande desiderio di approfondire sempre più la sua fede attraverso la lettura di testi sacri, la meditazione, la preghiera. E’ stata vera testimone della fede in tutti i campi in cui si è trovata a vivere: in famiglia (non ha avuto figli, ma molti nipoti); nella scuola dove ha profuso le sue doti di cultura e la sua capacità di educatrice, severa quando doveva esserlo, ma conoscitrice profonda dei problemi dei giovani, con i quali creava un rapporto comprensivo ed umano. Per alcuni anni è stata Segretaria provinciale della DC femminile di Pisa e anche nella vita politica ha manifestato la sua profonda coscienza civile.

Nella nostra Parrocchia ha fatto parte di molti gruppi: catechista dei battesimi (per la preparazione dei genitori), responsabile di un gruppo di preghiera; ha lavorato nella S. Vincenzo attivamente.

All’inizio degli anni novanta ha fondato a Pisa l’OPAM

Negli ultimi anni quasi cieca e con grossissime difficoltà di movimento ha continuato a frequentare le riunioni per le varie attività.

Ricordo con commozione i nostri colloqui di questi ultimi mesi, attraverso i quali mi sono resa conto ancor più di quale fosse la profondità della sua vita spirituale

Era davvero pronta all’incontro con Dio

Anna Lucia Picotti Varanini