Maggio 2011 - L'assemblea dei soci OPAM


IL TRADIZIONALE APPUNTAMENTO ANNUALE PER FARE IL PUNTO SULLA SITUAZIONE DELLA NOSTRA OPERA



 

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Si è svolta sabato 21 maggio scorso l’annuale assemblea ordinaria dei soci dell’OPAM. Sarà forse il caso di ricordare che – per statuto – sono soci effettivi dell’OPAM solo le persone che ne hanno fatto esplicita domanda e non, come capita per alcune altre associazioni di volontariato, tutte le persone che hanno corrisposto una qualche forma di donazione all’opera. I soci OPAM sono perciò in effetti solo 60 e di diverso dalle migliaia di amici della nostra associazione hanno l’impegno aggiuntivo di dedicare un po’ di attenzione alla vita interna dell’OPAM stessa partecipando attivamente alla sua vita sociale, sia in assemblea col momento formale dell’approvazione dei bilanci consuntivo e preventivo, sia nella propria realtà particolare, dimostrando grande impegno nel diffondere gli ideali e le attività dell’opera, anche attraverso la creazione di sezioni o gruppi locali.
L’assemblea è quindi da un lato un momento formale di vita associativa, ma soprattutto un’occasione annuale importante di verifica, di scambio fraterno di esperienze ed idee e di ricarica di energie. Anche quest’anno i momenti cardini dell’assemblea sono stati perciò la relazione del Presidente, don Aldo Martini e la condivisione delle esperienze maturate nell’anno dalle realtà locali.
Nel 2010 le cose non sono andate male, né dal punto di vista strettamente economico né da quello dell’efficienza nell’utilizzo del denaro che sempre generosamente pensate di dedicare alle nostre finalità. I patiti delle cifre troveranno una sintesi del bilancio qui di fianco ma c’è soprattutto da sottolineare il gradimento che hanno riscosso due forme particolari di sostentamento. Da un lato il gettito del 5 per mille si è fatto sempre più significativo e su questo fronte il Presidente ha esortato soci ed amici dell’OPAM ad un impegno ancora maggiore, perché la concorrenza è formidabile. Dall’altro sta aumentando il numero di persone che, al termine della loro avventura terrena, pensano di lasciare un segno di sé, magari piccolo ma tangibile, col legare all’OPAM parte dei loro lasciti testamentari. Vanno bene anche le cose sul fronte del contenimento dei costi: siamo ormai al 16,5% e di questa operazione di trasparenza siamo orgogliosi! Ogni singolo centesimo risparmiato ottimizzando le spese ed usufruendo dell’opera sempre più intensa e generosa dei volontari in ufficio è un centesimo in più che possiamo indirizzare a chi ne ha bisogno.
Merita ora una parola speciale la seconda parte dell’assemblea, durante la quale le sezioni  e i gruppi locali hanno riferito (ma a questo proposito trovate nei numeri del giornale una menzione puntuale delle molte iniziative che praticamente ogni mese vengono messe in atto) ma soprattutto abbiamo potuto godere della testimonianza appassionata e vitale di suor Elvira Tutolo e di suor Espérance Kibinda, ospiti speciali dell’assemblea. Nel raccontare dal vivo la loro esperienza hanno saputo far toccare con mano a tutti i presenti quanto sia vero che l’azione dell’OPAM si fonda sul concetto centrale di reciprocità: non siamo solo NOI che aiutiamo LORO, ma nell’aiuto si incarna una relazione di mutuo sostegno, rappresentata dalla corrente bi-direzionale di amicizia che ormai ci lega a molte delle realtà sostenute economicamente. E’ un flusso poderoso di umanità che ci giunge dal sud del mondo e rivitalizza chiunque vi si esponga con animo aperto, senza preconcetti di superiorità.
L’assemblea si è chiusa, sull’onda di questo entusiasmo, con un’approfondita riflessione sulle modalità di celebrazione del 40° di vita dell’OPAM, che ricorrerà nel 2012. E’ stato ribadito l’impegno ad organizzare un convegno di studio, ascolto e riflessione proprio sui temi della reciprocità e dell’incontro di culture, incentrato su un bilanciato mix di testimonianze e sintesi. Già fin da ora l’invito è rivolto a tutti gli amici dell’OPAM, come occasione privilegiata perché le pagine stampate del giornale diventino volti vivi di amici.
Fabrizio Consorti