Maggio 2011 - Un gemellaggio "speciale"





QUANDO LA CLASSE ADOTTA IL MAESTRO


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Vorrei raccontarvi come è nato un “gemellaggio” un po’ originale tra una classe di bambini di seconda elementare e un papà-maestro di ragazzi di strada adolescenti.
Ero stato nel 2006 a far visita all’Istituto Comprensivo “F. Maiore” di Noto (SR). Avevo trovato un grande interesse tra gli insegnanti, i bambini/ragazzi e molti genitori per le tematiche e l’azione svolta dall’OPAM. Mantenendo i contatti con alcune insegnanti ho prospettato la possibilità di conoscere più da vicino la realtà dei Paesi terzi attraverso la lettura del nostro mensile. E’ nato così un gruppo di amici dell’OPAM. Lo scorso Natale i ragazzi di una seconda elementare mi hanno scritto esprimendo il loro desiderio di “adottare” un maestro.

Caro presidente dell’Opam don Aldo, siamo gli alunni della 2aA del terzo istituto comprensivo “F. Maiore” di Noto. Abbiamo conosciuto solo quest’anno questa associazione che si interessa di alfabetizzare tutti i bambini che non hanno soldi per andare a scuola.
La maestra ci ha raccontato la storia del contadino che non sapeva né leggere né scrivere e fu imbrogliato prima sul peso poi sui soldi. Sappiamo che tutti i bambini del mondo hanno il diritto di essere istruiti, così nessuno si può approfittare di loro.
Anche noi vogliamo aiutare chi è meno fortunato, perciò abbiamo deciso di unire i nostri piccoli risparmi rinunciando alle caramelle, per adottare un maestro.
Ogni giorno portiamo i soldini piccoli per metterli nel nostro salvadanaio. Quando sarà tutto pieno li manderemo a voi. Concludiamo questa lettera con i nostri auguri di Natale e Buone Feste.
Ciao da tutti noi.
” (seguono le firme dei 20 bambini)

Molto meravigliato della loro scelta ho telefonato all’insegnante che mi ha assicurato che è stata una loro precisa scelta voler aiutare un maestro per garantire la scuola tutto l’anno ad una classe, chiedendomi se potevo segnalare loro un maestro.
Avevo l’indirizzo di un “maestro” della Repubblica Centrafricana un po’ particolare. Infatti, prima che insegnare l’alfabeto ai suoi alunni ha insegnato loro con l’esempio come si può essere maestri di vita. E’ un papà speciale: ha 3 figli suoi, ma con la moglie ha preso in casa sua come veri figli 7 ragazzi/e di strada. Moïse e Colette non sono gli unici ad aver fatto questo. Infatti con altre coppie di genitori da otto anni stanno salvando dalla strada bambini e ragazzi orfani o cacciati di casa e spesso finiti in prigione. Ho scritto a Moïse per verificare la sua disponibilità a comunicare con i bambini di Noto. Con un po’ di trepidazione da entrambe le parti si è iniziato la corrispondenza tra lui e la classe 2aA con la rispettiva insegnante e l’accordo dei genitori.
Ma lascio a Moïse la parola, che a febbraio ha scritto all’insegnante:

Cara insegnante Elvira Costarella,
don Aldo mi ha parlato di lei e del vivo desiderio dei bambini a cui insegna di conoscerci. Noi siamo una fraternità di 20 coppie e la suora che ci accompagna si chiama anche lei Elvira: che bella coincidenza. Spero che Lei non sia così “terribile” come la nostra! Dal 2001 qui a
Berberati nella Repubblica Centrafricana eravamo alle prese con un fenomeno nuovo per l’Africa: quello dei bambini abbandonati che vivono per strada e che vengono messi in prigione - benché minori - insieme agli adulti. Suor Elvira, contraria nel modo più assoluto ad aprire un orfanotrofio per loro, ci ha lanciato una sfida, facendoci capire che i bambini hanno bisogno di una famiglia, di un papà e di una mamma che si vogliono bene. E’ nata con lei un’amicizia, abbiamo seguito una formazione e poco per volta ha preso corpo una fraternità che si costruisce giorno dopo giorno. Abbiamo cominciato con 10 ragazzi, ora sono 150 i ragazzi di strada accolti nelle nostre famiglie come figli propri: nessuna differenza tra figli naturali e accolti, tra “figli del grembo e figli del cuore” come usiamo dire. Dunque abbiamo iniziato ad accogliere i ragazzi nel 2002. Col tempo sono emersi dei problemi per i più grandi che avevano necessità di imparare un lavoro. Per cui nel maggio 2007 abbiamo iniziato una fattoria pedagogica agricola, cioè un Centro che si chiama “SARA MBI GA ZO (AIUTAMI A DIVENTARE UN UOMO), ossia aiutami a farcela nella vita.
Attualmente sono 30 e vivono nel villaggio di Wotoro a 8 km da Berberati, in foresta. Questi adolescenti imparano l’agricoltura, la falegnameria, la calzoleria, la sartoria, la lavorazione del vimini… e naturalmente a leggere e scrivere. Infatti non sono mai andati a scuola! Per questo motivo io e Marziale, un altro papà, abbiamo seguito dei corsi di formazione e possiamo insegnar loro. E’ per noi una grande soddisfazione. Spesso a piedi, qualche volta in moto noi andiamo da Berberati a Wotoro e vi restiamo tutta la giornata. Don Aldo e l’OPAM ci vogliono bene e ci sostengono.
Purtroppo suor Elvira non ha avuto il tempo di insegnarci la sua bella lingua, l’italiano, perciò scrivo in francese, sperando che lei possa tradurre facilmente. Per ora mi fermo qui, ma la prego di dire ai suoi bambini che papà Moïse, il papà maestro dell’Africa, vuole già loro bene e che è pronto a rispondere a tutte le loro domande, sperando che non siano troppo difficili.
Ciao, un abbraccio.”         
Papà Moïse

Invio la lettera alla maestra, la quale la legge commentandola ai bambini che si dimostrano entusiasti di cominciare un gemellaggio col maestro Moïse e i suoi alunni speciali. Pochi giorni dopo ricevo la prima lettera dei bambini.

Caro don Aldo,
abbiamo ricevuto la lettera e le foto di papà Moïse e siamo rimasti meravigliati, quando abbiamo saputo che insieme a sua moglie si occupa di bambini che vivono per strada, perché non hanno una casa, dei genitori e niente da mangiare.
Non riusciamo ad immaginare tutto questo, perché noi abbiamo un papà, una mamma che non ci fanno mancare la casa, il cibo, giocattoli, vestiti e tutto quello che vogliamo.
Conoscere loro e come vivono può insegnarci a comportarci in modo diverso; spesso, infatti ci lamentiamo perché vogliamo per forza qualcosa e i nostri genitori non ci accontentano, facciamo i capricci per mangiare e sprechiamo tanto cibo e soprattutto non capiamo quanto siamo fortunati ad avere una mamma e un papà che si prendono cura di noi.Caro don Aldo ti ringraziamo per averci aiutato con questa esperienza a crescere.
Ciao.
”    Gli alunni della 2aA

Ma la sorpresa più grande è stata il biglietto che  accompagnava questa lettera:
Carissimo presidente don Aldo,
siamo i genitori degli alunni della classe 2aA del Terzo Istituto Comprensivo di Noto.
Desideriamo esprimerLe il nostro più sentito ringraziamento per questa bellissima esperienza fatta vivere ai nostri figli. Grazie per aver dato l’occasione ai nostri bambini di imparare e vivere l’accoglienza, la solidarietà e la ricchezza propria della diversità di cultura e formazione.
Un grazie particolare per aver inoltre permesso ai nostri ragazzi di sperimentare l’essenzialità dei gesti e delle cose. Desideriamo coltivare il legame che abbiamo creato aumentando lo scambio di esperienze e relazioni. Cogliamo l’occasione per salutarla e augurarLe buon lavoro con l’O.P.A.M
.
”             I genitori della 2aA

Devo confessare che è la prima volta che ricevo una lettera simile da parte dei genitori, che ringraziano per l’opportunità offerta ai loro figli di aprire gli occhi sul mondo un po’ più vasto del cortile di casa. Sono contento perché vedo che gli obiettivi dell’OPAM vengono compresi nel loro significato più profondo, che non è quello di raccogliere consensi suscitando un po’ di commiserazione, ma di far nascere un interesse genuino e scevro da pregiudizi verso i loro coetanei, cosa che solo l’innocenza dei bambini sa esprimere. Condividiamo la vostra preoccupazione di genitori che vogliono educare i figli ai valori dell’amicizia e della solidarietà, sui quali unicamente si può costruire un futuro che sia per tutti meno buio e incerto del presente. Il merito sarà certo vostro ma anche di chi, come in primo luogo gli insegnanti degni di questo nome, vi coadiuvano nel difficile compito di educare (trarre fuori) e far crescere la parte migliore dei vostri figli. I bambini però non solo sono degli allievi da educare; talora sono anche degli ottimi maestri, se li sappiamo ascoltare con umiltà e se sappiamo svilupparne le intuizioni a volte folgoranti, con cui precedono i nostri ragionamenti spesso lenti e tentennanti. Forse, lasciandoci semplicemente guidare da loro, troveremo tutti più facilmente la strada che conduce alla fratellanza e alla pace.
Don Aldo