OTTOBRE 2010 - Testimoni oculari




Storie di stra-ordinaria speranza
Incontro con P.Giovanni Pross





I ragazzi della Maison St.Laurent con le chitarre fabbricate da loro







Abbiamo avuto recentemente la gioia di ricevere la visita di P. Giovanni Pross, missionario Dehoniano, da anni a Kisangani (RDC) dove è responsabile delle Maison St. Laurent e Maison Bakhita che accolgono bambini/e di strada (vedi Prog.1806/2010). In questa occasione abbiamo parlato delle difficoltà della missione e dei suoi progetti futuri. Prima di partire ci ha lasciato due piccole storie, storie di sofferenza ma anche di speranza perché l'amore seminato è sempre prodigo di frutti
.
 
Carissimi Amici,
vorrei condividere con voi alcune storie.
La prima è la storia di Félicien, un ragazzo di 16 anni che da tempo chiedeva una udienza particolare con me. Due anni fa approda dalla strada alla Maison St. Laurent. I suoi genitori hanno divorziato e la mamma è andata a Kinshasa con l’ultimo dei tre figli. La sorella maggiore, 19 anni, è sposata e quindi già fuori casa. Intanto il papà trova un’altra donna con la quale ha un altro figlio. Le cose non vanno bene e allora caccia questa seconda moglie e ne prende una terza, con la quale ha tre figli. Félicien è costretto a ‘emigrare’ e andare a vivere da una zia. Questa frequenta una setta. Una mattina dice di aver avuto una visione durante la notte, nella quale ha capito che Félicien è un ‘sorcier’ (stregone). Lo porta subito da un sedicente ‘Pastore’ che dice di avere il potere di liberare da certi spiriti, ma dopo la preghiera del ciarlatano, il verdetto è negativo: Félicien non è stregone. Non resta che riportarlo a casa della zia. Questa non lo vuole  e lo affida alla polizia che lo accoglie, lo spoglia di quello cha ha e lo rilascia. Félicien si trova sulla strada, ma non ha niente da spartire con l’identità del ‘ragazzo di strada’. Si  unisce allora ad un gruppo che vive e ‘opera’ vicino al mercato centrale in un posto che è chiamato ‘aerobase’. Bruno, un educatore della Maison St. Laurent, lo incontra e così arriva da noi. Nel suo cammino scolastico ha avuto un periodo vuoto perché la zia non poteva pagargli né l’iscrizione né niente altro. A St. Laurent recupera con il corso di alfabetizzazione di II livello ed è iscritto alla scuola più seria e più esigente della città, gestita dai miei confratelli, l’Institut Maele. In effetti Félicien ha una intelligenza brillante. Perché tutta questa storia? Perché nel suo colloquio con me, Félicien mi dice che vuole diventare sacerdote. E lo dice con molta convinzione. Anzi, dice che vuole essere Missionario. E’ appena stato battezzato a Pasqua e riceverà la Cresima tra due mesi. Non gli metto fretta, e gli faccio un programma di accompagnamento, così da camminare un po’ insieme e scoprire quello che il Signore vuole veramente.

La seconda storia è quella di ‘Merveille’(in italiano Meraviglia).
L’altro ieri Fidel, mio collaboratore, mi telefona e mi annuncia che la Polizia ha portato un neonato di circa un mese alla Maison Bakhita. Piove a dirotto. Gli dico di raggiungermi e assieme andiamo alla Maison Bakhita. Troviamo le ragazze che sembrano giocare a bambole con Merveille, una creatura minutissima, invisibile perché avvolta in un panno bianco. Non usciamo nemmeno dalla macchina a causa della pioggia, e ci passano la bambina dal finestrino. Mi preparo a sentire la musica del pianto di Merveille, che invece rimane buonissima: Fidel le ha messo un dito in bocca e lei continua a succhiarlo. Durante il tragitto Fidel mi racconta come nel pomeriggio ha potuto rintracciare la famiglia della mamma di Merveille e ottenere che la nonna la accolga. La mamma, Sophie, molto giovane, aveva avuto Merveille da un rapporto con un ragazzo di strada poco più che ventenne. Questo si trova in prigione da qualche giorno. Sophie va a fargli visita nel primo pomeriggio. Gli mostra Merveille e gliela fa tenere in braccio. All’improvviso gli dice che esce per comperare qualcosa da mangiare ma sparisce, lasciando il papà con la creatura. Visto che Sophie non ritorna, il papà avverte le guardie della prigione che prendono Merveille, la consegnano alla Polizia e questa a noi. Arriviamo intanto dalla famiglia di Sophie. Piove sempre, si scivola come sul ghiaccio, ma riusciamo a trovare un sentiero nel buio pesto. Nella capanna ci saranno una dozzina di persone. Bambini, adulti e vecchi. In una scatola vuota di sardine c’è un po’ d’olio che brucia. L’unica luce della casa. Luce piccola, ma abbastanza forte per vedere la bellezza del volto di Merveille che si guarda attorno e continua a non piangere. Mai nome è stato più azzeccato. Questa bimba è proprio una meraviglia! Un ragazzo corre fuori e si mette a gridare: Sophie! Sophie! Nessuno risponde. La nonna ci spiega che Sophie era lì fino a qualche minuto prima. Traccio un segno di croce sulla fronte di Merveille, ci assicuriamo che sia in buone mani e salutiamo tutti. Uscendo, dentro di me prego il Signore che Sophie ritorni sui suoi passi e riprenda la bambina.
Carissimi, sto scrivendo questa storia, quando Fidel mi telefona e mi dice che ieri sera, alle 22,00 circa, la Polizia ha portato un’altra creatura. Un fenomeno che non pensavo di trovare in Africa, e che invece sta assumendo dimensioni sempre più grandi.
Lascio a voi immaginare quanto ci sia da fare soprattutto nel campo della educazione e della formazione dei giovani. Permettetemi però di fare affidamento ancora una volta sulle vostre preghiere. Vi ringrazio per queste, per la vostra amicizia e per la vostra solidarietà.
Un caro saluto a tutti.
P. Giovanni Pross