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Tre nuove aule per la "St. Catherine School"
CONTESTO. La Sierra Leone, un minuscolo Stato dell’Africa occidentale che si affaccia sull’oceano Atlantico, è tra i Paesi più poveri del mondo, tuttora alle prese con i disastri causati da una guerra civile durata 10 anni, finita nel 2002, da cui è uscito distrutto e in preda alla miseria, alla povertà, all’analfabetismo, alle malattie e alla totale mancanza di servizi come luce, acqua e strade. Problemi e necessità gravano su tutti i settori vitali, dalla sanità all’istruzione, dalla disoccupazione altissima al degrado sociale, alla disgregazione dei nuclei familiari, all’alto tasso di violenza. Le donne e i bambini sono le vittime principali della povertà in cui versa il Paese, come tragicamente mostrano i tassi di mortalità; quello infantile è tra i più alti al mondo. In più, recentemente, si è aggiunta anche la tragedia dell’epidemia del virus ebola (maggio 2014). A Lakka, piccola località costiera a circa dieci miglia da Freetown, capitale del Paese, vive una popolazione di circa 5.000 persone, appartenenti a diversi gruppi etnici (Sherbro e Krio i più numerosi), la cui principale attività è la pesca. Il villaggio non ha elettricità, l’erogazione dell’acqua da fontane pubbliche è discontinua, le toilette sono in comune ed esterne alle abitazioni. I nuclei familiari sono per lo più costituiti da una madre con numerosi figli che vivono tutti insieme con nipoti, e zii. Le donne sono, in maggioranza, venditrici ambulanti, vanno di villaggio in villaggio, con cesti in testa, proponendo cibi preparati da loro, articoli per la casa, accessori per i vestiti ed altro. La maggior parte delle persone nate durante la guerra e i molti bambini-soldato sopravvissuti alla ferocia non hanno potuto studiare e oggi la maggior parte dei giovani adulti è analfabeta.
PROGETTO. A Lakka opera Maria Teresa Nardello, un'insegnante di lettere di Schio che, arrivata alla pensione, ha deciso di continuare la sua missione di educatrice tra i bambini della Sierra Leone dove si è trasferita nel 2003. Con l’aiuto dei suoi amici e dei benefattori dell’OPAM (progetti 1753/2009, 1961/2013, e adozione a distanza di alcuni bambini), quest’insegnante tenacissima ha fondato, la ‘St. Catherine School’, che, iniziata con la sola scuola materna, ha oggi anche 5 classi della scuola primaria, di cui la IIIa, la IVa e la Va ospitate provvisoriamente le prime due in una stessa aula e l’altra, ancora con pochi bambini, nel magazzino della scuola. Nell’ultimo anno scolastico nella scuola materna c’erano 98 bambini e 120 nella primaria. Nel 2011 la Nardello ha costituito l’Associazione Carry, una piccola organizzazione di volontari, che collabora con la Missione Cattolica locale a sostegno delle famiglie, dei bambini e ragazzi poveri. L’associazione aveva contribuito all’acquisto del terreno per costruire la ‘St. Catherine School’, e, tra l’altro, paga gli stipendi degli insegnanti della scuola, ufficialmente riconosciuta dal Ministero dell’Educazione ma ancora priva di sussidi statali. “La popolazione scolastica nella nostra zona – ci scrive Maria Teresa Nardello – è in continuo aumento. Ci sono ora molte scuole private, ma tutte sovraffollate con 50, 60 e più alunni per classe e con rette troppo elevate per le famiglie povere. Per questo è diventato urgente ampliare le strutture della nostra scuola con 3 nuove aule destinate alle classi IVa, Va e VIa della primaria, una sala insegnanti e i servizi igienici. Il terreno è sufficiente anche per questo nuovo blocco della scuola che completerà così tutti i livelli della primaria e potrà ospitare almeno 300 alunni dai 3 ai 12 anni. Il costo stimato per l’intero progetto è di circa 87.000 €, la Missione diocesana non ha risorse per aiutarci, ma con il sostegno dell’OPAM e di altri donatori confidiamo di avere le prime due aule pronte per l’inizio del nuovo anno scolastico. A voi amici dell’OPAM chiediamo un contributo di 10.000 € per sostenere in parte il progetto per l’istruzione dei nostri dolcissimi “fiori di Serra”, come noi chiamiamo i nostri bambini, per aiutarli a diventare adulti capaci di contribuire da protagonisti allo sviluppo di questo angolo di paradiso che per troppo tempo ha conosciuto l’inferno.”