Prog. 2140/Novembre-Dicembre 2017

LOCALITA' : Lowadih-Mariamtoli (India)   
DIOCESI:   Arcidiocesi di Ranchi 
TITOLO:   Banchi per i piccoli Adivasi
COSTO:   5.592 € 
FINANZIATO

 

 

Clicca sulla foto per vedere l'album

 

 

Banchi per i piccoli Adivasi 

CONTESTO. Ranchi, capitale dello stato dello Jharkhand nel nord-est dell’India, uno dei più poveri del Paese, è una città di un milione di persone in rapida espansione. Il 28% della sua popolazione è costituito da aborigeni indiani genericamente chiamati Adivasi (=abitanti originari). Gli Adivasi, che nei tempi passati popolavano territori ricchi di risorse naturali, sono stati costretti ad andarsene dall’avanzare del processo di industrializzazione che di quelle risorse è a caccia: privati delle loro terre e foreste, delle fonti di sussistenza, sono migrati nei centri urbani in cerca di lavori ma vi hanno trovato miseria ed esclusione sociale. Considerati “primitivi” continuano a essere oggetto di pregiudizi nella società indiana e sono al punto più basso di quasi ogni indicatore socioeconomico. Vivono di un’agricoltura di sussistenza (riso e legumi) dipendente dall’andamento stagionale delle piogge. Tanti bambini non vanno a scuola per aiutare la famiglia e trovano occupazione come le “piccole domestiche”, bambine di 10-12 anni a servizio nelle case dei ricchi che sono di fatto delle piccole schiave, o i “rag-pickers”, bambini che raccolgono immondizia. Così cresce il numero dei ragazzi di strada, bambini lavoratori, analfabeti, esposti ai pericoli delle droghe, dell’alcoolismo, malnutriti e con problemi di salute perché ignari anche delle più elementari norme igieniche.

PROGETTO. Nel 2006 le Suore Marianiste aprivano una loro missione a Ranchi con l’obiettivo della formazione e dell’evangelizzazione legata alla promozione sociale, avviando programmi rivolti specialmente ai bambini e alle donne Adivasi. In una recente visita all’OPAM le suore ci hanno raccontato di quella realtà e delle loro difficili opere nel territorio dell’arcidiocesi, sollecitando il sostegno degli amici dell’OPAM ai loro progetti. Ci scrive ora Suor Celina Mini Chittilappilly“Nel 2013, a Lowadih-Mariamtoli,  una zona periferica di Ranchi, con l’aiuto di due associazioni italiane abbiamo aperto il “Rebecca Kindergarten”, scuola materna e spazio ludico per accogliere bambini dai 3 ai 5 anni, figli di giovani madri Adivasi che frequentano il nostro Centro di formazione professionale dove le mamme seguono corsi per apprendere un mestiere (sartoria, artigianato), e seguono corsi di inglese e di informatica. La nostra scuola materna ha oggi 47 bambini ed è diventata un punto di riferimento per le comunità tribali anche di villaggi lontani poiché abbiamo una piccola foresteria per ospitare i bambini. Ma essa non basta più, gli stessi genitori ci sollecitano ad avviare una scuola primaria e secondaria, dove i loro figli possano continuare negli studi. Le scuole cittadine li respingono, sono sovraffollate e danno priorità ai bambini delle proprie materne. Così, la nostra scuola, l’unica nell’area sicura e accessibile ai poveri, rischia di chiudere se non riusciamo a soddisfare le richieste urgenti dei genitori. Per questo abbiamo già avviato un progetto che, utilizzando un edificio scolastico esistente e con l’aggiunta di un secondo piano con 9 nuove aule, ci porterà nel tempo ad avere classi per l’intero ciclo scolastico, dalla materna alla secondaria, laboratori, servizi igienici, locali per gli insegnanti. La “Marianist School”, che comprenderà anche l’attuale “Rebecca Kindergarten”, avrà aule fino a 500 studenti, senza distinzione di religione o classe sociale, in maggioranza Adivasi. Molti locali dell’edificio sono stati già riadattati e dobbiamo arredare 4 aule per iniziare le attività con il nuovo anno scolastico, per cui chiediamo alla generosità dei benefattori dell’OPAM di aiutarci con un contributo di 5.592 € per acquistare 20 banchi doppi, lavagna, cattedra e sedia, scaffali per ognuna delle aule. Con il vostro aiuto i nostri piccoli potranno continuare a coltivare la speranza e il sogno di una vita e di un futuro migliori. Grazie.”