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Recupero delle bambine di strada
CONTESTO. Kinshasa, con oltre 11 milioni di abitanti è, dopo Lagos, la più grande area metropolitana dell’Africa sub sahariana. Quartieri residenziali e commerciali, università, coesistono con baraccopoli informi e grandi aree rurali che si fondono con la periferia della città. L’urbanizzazione forzata derivante dall’abbandono delle zone rurali e dalla migrazione dagli stati vicini costringe la maggior parte delle famiglie a vivere in condizioni di estrema precarietà. Ad un esiguo gruppo di congolesi molto ricchi e ad un numero imprecisato di uomini d’affari, operatori di organismi internazionali, funzionari che riescono a vivere in città come se si trovassero nel Nord del Mondo, si contrappone la drammatica miseria della massima parte delle famiglie che devono lottare e arrabattarsi in mille modi per sopravvivere.
Un esercito di oltre 24.000 bambini/e, ragazzi/e popola le strade della città. Qui li chiamano Shegué, in lingala. Hanno tra i 5 e i 17 anni. La maggior parte di loro ha perduto o interrotto i contatti con le famiglie d'origine, vivono in strada nella più profonda marginalità. Le cause sono molteplici: povertà, disgregazione familiare, morte dei genitori, rifiuto di bambini nati da precedenti relazioni, ma il fenomeno ha subito un’impennata da quando il proliferare delle sette, giocando sull’ignoranza della gente, ha dato origine ad una vera e propria caccia ai bambini Socier (stregoni), accusati di ogni avvenimento tragico colpisca una famiglia (morte, malattie, la perdita del lavoro...). Questi piccoli, tacciati di stregoneria, per paura vengono abbandonati dalle famiglie. Il loro numero è quasi raddoppiato negli ultimi dieci anni. I bambini di strada sono in balia della malavita (furti, violenze, prostituzione minorile, un bacino per reclutare bambini soldato...). Preoccupazione desta il fenomeno Kuluna, ragazzi di strada riuniti in bande che, armati di macete, bastoni e sassi, seminano il panico in città.
PROGETTO. Le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, dal 2015 gestiscono la Casa di Accoglienza “Thalita Cum” (“fanciulla, alzati”), nel comune rurale N’Sele, alla periferia di Kinshasa.“La Casa – scrive la direttrice Suor Maria Dolores Garcia Arce – è nata come centro diurno, per offrire una formazione integrale ai bambini di strada (supporto psicopedagogico, alfabetizzazione e inserimento scolastico, corsi di sartoria...). Ben presto ha cominciato ad accogliere stabilmente i più piccoli che più facilmente accettavano di abbandonare la vita in strada. In un anno avevamo accolto 206 minori dai 3 ai 16 anni: 88 adolescenti al centro diurno e 118 nell’internato.
Dall’agosto 2016, col crescere della domanda e avendo risorse umane e finanziare limitate, abbiamo pensato di rivolgere la nostra attenzione soltanto alle bambine e Casa Thalita Cum oggi ospita bambine e ragazze dai 5 ai 16 anni. Dopo un corso di istruzione di base le bambine vengono inserite nelle diverse scuole a seconda dell’età. Le più grandi frequentano scuole professionali per diventare sarte ed estetiste. Lo sviluppo e il consolidamento del Centro continuano, ma abbiamo bisogno di aiuto per affrontare tutti gli aspetti operativi, economici, strutturali, di un’opera così complessa. Chiediamo il sostegno dell’OPAM per un anno per 40 ragazze, 33 in internato e 7 da poco in affido familiare, per le spese scolastiche (tasse scolastiche, materiale scolastico, attrezzature per i corsi professionali, stipendio ad 1 insegnante). Abbiamo necessità di acquistare 2 cisterne per l’acqua, indispensabili per mantenere buone condizioni igieniche. Il costo totale è di 7.000 €. Vi ringrazio in anticipo per quanto potrete fare per ridonare dignità e speranza a queste piccole.”