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All'OPAM arrivano tantissime foto da ogni parte del mondo. Accanto a quelle che illustrano i progetti ve ne sono altre che descrivono la vita quotidiana. Fra queste foto molte ritraggono bambini che giocano.
Con cosa giocano i bambini africani? Con tutto. Molte leggende africane parlano dei giochi ma in Africa ancora, fortunatamente, la costruzione del giocattolo è parte integrante del gioco, perché la gioia di realizzarne uno con le proprie mani è qualcosa di estremamente importante.
In assenza di play station, computer, cellulari, macchine telecomandate e giochi preconfezionati i bambini africani utilizzano ciò che trovano, donandogli un'identità nuova sia che si tratti di un elemento preso in prestito dall'ambiente naturale (legno, paglia, foglie, frutti...) sia che si tratti di un materiale recuperato e "riciclato": copertoni, camere d'aria, bottiglie, pezzi di stoffa, lattine, plastica, cerchioni di ferro, lamiere... Materiale semplice, povero... ma non c'è limite all'abilità e alla creatività di questi piccoli: tutto, ma proprio tutto, può essere trasfigurato dal desiderio di giocare e questo desiderio è l'ingrediente principale perché la magia si compia e appaia il giocattolo.
Il 17 giugno 2011, presso il Museo Africano dei Missionari Comboniani a Verona, Vicolo Pozzo n.1, è stata inaugurata la mostra dal titolo "Tesori nella discarica" che resterà aperta per tutta l'estate sino al 18 settembre 2011. Quelli che potremo ammirare visitando questa mostra originalissima sono giocattoli realizzati dai bambini di diversi paesi africani: Benin, Egitto, Congo, Costa D'Avorio, Etiopia, Kenya, Mali, Mozambico, Senegal, Togo, Sudafrica, Zambia.
La mostra ci fa posare lo sguardo sull'immagine dell'Africa che gioca, rimettendo in gioco i nostri pregiudizi e le nostre certezze e forse anche le nostre idee di sviluppo.
Senza dubbio per noi adulti rappresenta l'occasione per riflettere sull' attività ludica dei nostri bambini, figli di un'era che ha fatto della tecnologia il nuovo idolo, i quali mentre giocano con tutto ciò che si accende sono sempre più spenti in gioia, creatività, capacità di relazionarsi con l'ambiente e con gi altri. I loro giochi li trovano già pronti e perdono in brevissimo tempo di interesse perché soppiantati dalle novità di un mercato sempre più aggressivo. Inoltre i giochi per lo più sono individuali.
In Africa, dove la miseria e la povertà ci mostrano spesso il volto di un'infanzia negata, esiste un infanzia che custodisce quella dell'umanità intera come un tesoro perché, come dice Neruda "Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé."
E' bella l'immagine di bambini che, nonostante gli immensi e gravi problemi che affliggono il continente Africano, riescono a salvare dall'orrore della miseria il loro diritto di essere bambini, salvando ciò che di più prezioso appartiene ad un bambino: il diritto di giocare.
E' un'immagine di speranza quest'Africa che gioca, che ci invita a credere in un futuro migliore per questo continente capace di suggerirci probabilmente un modello di sviluppo diverso da quello dei cosidetti Paesi sviluppati dove il consumismo, la logica dell' "usa e getta", del "tutto e subito" stanno implodendo in uno sviluppo insostenibile e sfigurando il volto del creato, uomo compreso.
Niente mitizzazioni, perché - lo sappiamo bene - resta la fatica di vivere da bambini con tutti i diritti dei bambini, in Africa come in molte altre parti del pianeta, ma forse dovremmo interrogarci se nel nostro mondo opulento, travestite da diritti non si celino schiavitù e miserie altrettanto grandi. Un nuovo mondo potrà essere pensato e costruito solo insieme affinché ogni cosa diventi opportunità. E forse ad insegnarcelo saranno proprio i bambini, se abbiamo il tempo di osservarli giocare. Visitando la mostra che ha una forte valenza educativa, come del resto tutta la ricca attività del Museo, è possibile accostarsi al “nuovo” e al “diverso” senza pregiudizi, rendendo facile parlare ai bambini di mondialità, di tolleranza, di sviluppo, di rispetto degli altri e dell'ambiente in cui viviamo perché il linguaggio del gioco è un linguaggio universale.
Se avete tempo quest'estate regalatevi una visita con i vostri figli, i vostri nipotini a questa Mostra. E’ aperta tutti i giorni escluso il lunedì nei seguenti orari: da martedì a sabato dalle ore 9.00 alle 12.30 e dalle ore 14.30 alle 17.30, la domenica dalle ore 14.00 alle 18.00.
Inoltre ricordiamo ad insegnanti ed educatori che dopo la chiusura la mostra potrà essere richiesta a noleggio.
Per ulteriori informazioni
- visitate il sito www.museoafricano.org
- o contattate il Museo Africano inviando una mail all'indirizzo info@museoafricano.org; tel. 045 809.21.99
Quest'anno facendo catechismo ad un gruppo di dodicenni ho dovuto utilizzare molto materiale multimediale per parlare un linguaggio che fosse comprensibile, finché non mi sono resa conto che non avevano mai avuto la possibilità di giocare a “ruba bandiera”. Non erano abituati a prestare attenzione ad un richiamo che in mezzo a tanti richiedesse comunque un'attenzione e una risposta personale; non erano abituati a rispettare delle regole; avevano una grossa propensione al ricorso alla violenza nel gioco, mancavano totalmente di capacità tattica e di cooperazione.
Da lì, dal gioco, credo bisogna ripartire nella scuola come in ogni esperienza educativa.
In estate le scuole sono chiuse ma la scuola del gioco apre i suoi battenti se noi genitori resistiamo alla tentazione di affidare ad un videogioco i nostri ragazzi e facciamo delle spiagge, delle montagne, delle nostre case altrettante aule dove i nostri figli possono reimparare quest'arte così preziosa per il loro futuro.
Con cosa giocano i bambini africani? Con tutto. Molte leggende africane parlano dei giochi ma in Africa ancora, fortunatamente, la costruzione del giocattolo è parte integrante del gioco, perché la gioia di realizzarne uno con le proprie mani è qualcosa di estremamente importante.
In assenza di play station, computer, cellulari, macchine telecomandate e giochi preconfezionati i bambini africani utilizzano ciò che trovano, donandogli un'identità nuova sia che si tratti di un elemento preso in prestito dall'ambiente naturale (legno, paglia, foglie, frutti...) sia che si tratti di un materiale recuperato e "riciclato": copertoni, camere d'aria, bottiglie, pezzi di stoffa, lattine, plastica, cerchioni di ferro, lamiere... Materiale semplice, povero... ma non c'è limite all'abilità e alla creatività di questi piccoli: tutto, ma proprio tutto, può essere trasfigurato dal desiderio di giocare e questo desiderio è l'ingrediente principale perché la magia si compia e appaia il giocattolo.
Il 17 giugno 2011, presso il Museo Africano dei Missionari Comboniani a Verona, Vicolo Pozzo n.1, è stata inaugurata la mostra dal titolo "Tesori nella discarica" che resterà aperta per tutta l'estate sino al 18 settembre 2011. Quelli che potremo ammirare visitando questa mostra originalissima sono giocattoli realizzati dai bambini di diversi paesi africani: Benin, Egitto, Congo, Costa D'Avorio, Etiopia, Kenya, Mali, Mozambico, Senegal, Togo, Sudafrica, Zambia.
La mostra ci fa posare lo sguardo sull'immagine dell'Africa che gioca, rimettendo in gioco i nostri pregiudizi e le nostre certezze e forse anche le nostre idee di sviluppo.
Senza dubbio per noi adulti rappresenta l'occasione per riflettere sull' attività ludica dei nostri bambini, figli di un'era che ha fatto della tecnologia il nuovo idolo, i quali mentre giocano con tutto ciò che si accende sono sempre più spenti in gioia, creatività, capacità di relazionarsi con l'ambiente e con gi altri. I loro giochi li trovano già pronti e perdono in brevissimo tempo di interesse perché soppiantati dalle novità di un mercato sempre più aggressivo. Inoltre i giochi per lo più sono individuali.
In Africa, dove la miseria e la povertà ci mostrano spesso il volto di un'infanzia negata, esiste un infanzia che custodisce quella dell'umanità intera come un tesoro perché, come dice Neruda "Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé."
E' bella l'immagine di bambini che, nonostante gli immensi e gravi problemi che affliggono il continente Africano, riescono a salvare dall'orrore della miseria il loro diritto di essere bambini, salvando ciò che di più prezioso appartiene ad un bambino: il diritto di giocare.
E' un'immagine di speranza quest'Africa che gioca, che ci invita a credere in un futuro migliore per questo continente capace di suggerirci probabilmente un modello di sviluppo diverso da quello dei cosidetti Paesi sviluppati dove il consumismo, la logica dell' "usa e getta", del "tutto e subito" stanno implodendo in uno sviluppo insostenibile e sfigurando il volto del creato, uomo compreso.
Niente mitizzazioni, perché - lo sappiamo bene - resta la fatica di vivere da bambini con tutti i diritti dei bambini, in Africa come in molte altre parti del pianeta, ma forse dovremmo interrogarci se nel nostro mondo opulento, travestite da diritti non si celino schiavitù e miserie altrettanto grandi. Un nuovo mondo potrà essere pensato e costruito solo insieme affinché ogni cosa diventi opportunità. E forse ad insegnarcelo saranno proprio i bambini, se abbiamo il tempo di osservarli giocare. Visitando la mostra che ha una forte valenza educativa, come del resto tutta la ricca attività del Museo, è possibile accostarsi al “nuovo” e al “diverso” senza pregiudizi, rendendo facile parlare ai bambini di mondialità, di tolleranza, di sviluppo, di rispetto degli altri e dell'ambiente in cui viviamo perché il linguaggio del gioco è un linguaggio universale.
Se avete tempo quest'estate regalatevi una visita con i vostri figli, i vostri nipotini a questa Mostra. E’ aperta tutti i giorni escluso il lunedì nei seguenti orari: da martedì a sabato dalle ore 9.00 alle 12.30 e dalle ore 14.30 alle 17.30, la domenica dalle ore 14.00 alle 18.00.
Inoltre ricordiamo ad insegnanti ed educatori che dopo la chiusura la mostra potrà essere richiesta a noleggio.
Per ulteriori informazioni
- visitate il sito www.museoafricano.org
- o contattate il Museo Africano inviando una mail all'indirizzo info@museoafricano.org; tel. 045 809.21.99
Quest'anno facendo catechismo ad un gruppo di dodicenni ho dovuto utilizzare molto materiale multimediale per parlare un linguaggio che fosse comprensibile, finché non mi sono resa conto che non avevano mai avuto la possibilità di giocare a “ruba bandiera”. Non erano abituati a prestare attenzione ad un richiamo che in mezzo a tanti richiedesse comunque un'attenzione e una risposta personale; non erano abituati a rispettare delle regole; avevano una grossa propensione al ricorso alla violenza nel gioco, mancavano totalmente di capacità tattica e di cooperazione.
Da lì, dal gioco, credo bisogna ripartire nella scuola come in ogni esperienza educativa.
In estate le scuole sono chiuse ma la scuola del gioco apre i suoi battenti se noi genitori resistiamo alla tentazione di affidare ad un videogioco i nostri ragazzi e facciamo delle spiagge, delle montagne, delle nostre case altrettante aule dove i nostri figli possono reimparare quest'arte così preziosa per il loro futuro.
Buone Vacanze.
Anna Maria Errera
Anna Maria Errera